Da Cipro all’Italia?

Mi prendo la libertà di dire due cose sulla crisi di Cipro: paese di cui mi vanto, con molta immodestia, di aver seguito da vicino sia la storia che i recenti avvenimenti. Ora: premetto che mai e poi mai la crisi finanziaria delle super-banche cipriote dovrebbe abbattersi sulle famiglie, ma qui il ragionamento deve essere più complesso rispetto alla solita protesta “Fanculo l’Europa, l’Euro e la Germania soprattutto!”. La prima causa dell’abisso in cui è precipitata Cipro, mi costa dirlo, sono i ciprioti stessi, che per anni hanno votato governi e politici che non si curavano della situazione economica sempre più precaria senza volervi porre rimedio, ma piuttosto continuando ad adulare il proprio popolo con bugie che ai ciprioti faceva comodo credere. Esemplare, da questo punto di vista, l’ex-presidente, che si diceva persino “comunista” (dello stesso partito comunista cipriota che oggi manifesta in piazza…) che snobbava i “warning” della BCE e del FMI, spiegando ai suoi connazionali come dall’Europa si potesse avere, senza curarsi di dare. Bell’esemplare di comunista, che invece io definirei “populista” (per evitare di infangare inutilmente la tradizione, di sicuro più nobile, dell’eurocomunismo) che poi apriva le banche di Cipro al riciclaggio di denaro sporco provenienti dall’attività criminali dei gangster russi. Russi che hanno portato miliardi di euro con ancora addosso l’odore del sangue, della droga e delle armi. Ahimè, ora s’è arrivati al “nec plus ultra” e i nodi vengono al pettine. Soprattutto le classi più deboli pagheranno l’inettitudine del corrotto sistema cipriota. Sistema-paese che ancora non s’è ripreso dalla guerra del 1974 e dalla successiva occupazione militare che ancor oggi divide l’isola in due!
Il sistema politico, per pararsi il didietro, non si farà scrupoli nel far convergere la rabbia dei cittadini sulle istituzioni europee, che se hanno una colpa è quella parlare solo di austerità e mai di solidarietà, alimentando involontariamente questo pericoloso circolo vizioso.
Spero che tutto ciò serva di lezione anche a noi italiani e che finalmente ci dia la possibilità di aprire gli occhi per poter qualificare, per quello che è, la demagogia pericolosa di qualche comico da strapazzo, che mira alla gloria personale a suon di “coups de theatre”, portando in realtà a risultati di tutt’altro tipo rispetto a quanto inizialmente raccontato agli italiani.

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