Stasera mi son sorbito Giovanni Favia ad Otto e Mezzo e faccio le mie considerazioni: non credo alla tesi del fuori-onda concordato, ma la mia opinione su di lui non cambia di una virgola: si vende (e si vendeva) per qualcosa che non è (e non è mai stato!).
Non è un criminale, ci mancherebbe, ma ho capito perchè Beppe Grillo l’ha mezzo scaricato. Favia è un ottimo politico, astuto e capace di reggere la parte, ha dei buoni “fondamentali”, se non fosse che non s’è mai messo alla prova come amministratore, mi ricorderebbe per alcuni aspetti Matteo Renzi (di cui scimiotta la parte). Questo Casaleggio e Beppe Grillo lo sanno benissimo e hanno deciso (per il “loro bene”, non per quello del M5S) che andava immediatamente emarginato: il punto di caduta dell’ambizione degli uni va in direzione opposta a quella dell’altro.
Da una parte un’anti-politica solo di facciata ma che utilizza tutti gli strumenti politici a disposizione per affermarsi (Favia), dall’altra demagogia pura che esaspera i soliti populismi italioti (tutti ladri, no all’Euro, no agli stranieri, si a matrimoni gay ma atteggiamenti omofobi, l’aids non esiste ma la cura Di Bella funziona, ecc…) che non può trovare una vera gestione dal basso come fingono di voler fare e soprattutto non potrà mai garantire nessuna prospettiva di governo (e questa Favia furbescamente lo rimarca molto…adesso…).
Hanno paura ad espellerlo subito e brutalmente come fatto con gli altri pesci più piccoli e non vogliono creare un caso “Tavolazzi” elevato al quadrato per paura di spaccare il Movimento, soprattutto in Emilia-Romagna dove la maggioranza sta con Favia. Tutto potrebbe risolversi a taralucci & vino come nella “migliore” tradizione politica italiana ma personalmente credo che alla fine “Casaleggio & Dissociati” lavoreranno dietro alle quinte per convincere, a furia di citazioni di Fabrizio De Andrè, i militanti a trombarlo alla prossima assemblea semestrale, magari in una provincia meno “faviana” delle altre, mentre sul blog di Grillo è già iniziata la propaganda di regime ma il buon Beppe, ancora indeciso, non ci mette la faccia. Immagino siano ore travagliate, quel che è certo che il Movimento 5 Stelle non tornerà quello di prima, e le possibilità che la trasformazione sia “in positivo” sono ridotte al lumicino.