L’impegno in politica ognuno lo vive a modo suo. In questi anni però non sono mai riuscito ad immedesimarsi in quelli che vivono il partito alla stregua di una FAMIGLIA e (inconsciamente?!) arrivano a ricrearne le stesse dinamiche.
Io preferisco di gran lunga l’idea di partito-COMUNITA’; un’associazione, non di certo precaria, di persone che possono anche essere diverse tra loro in alcuni aspetti, ma che hanno gli stessi obiettivi di fondo e rimangono sempre leali tra loro.
In una famiglia si tende ad educare i nuovi arrivati secondo i propri valori (cosa rispettabilissima e naturale nelle famiglie, sia ben chiaro…) e chi c’era prima prende sotto la propria ala chi viene dopo.
In una comunità invece ci si confronta in modo franco e si cresce così insieme, prendendo da ognuno ciò in cui oggettivamente eccelle e dandogli ciò in cui deficita.
Eccederò in materialismo ma, visti quelli che dovrebbero essere gli obiettivi di chi s’impegna socialmente, trovo quest’ultimo approccio molto più produttivo sul piano politico. Probabilmente meno intenso (solo a prima vista) sul piano della “fratellanza”, ma che, garantisco, non esclude comunque la nascita di salde amicizie.
Chi fa politica oggi, si ritrova purtroppo bersagliato dagli sberleffi di molti, quando invece dovrebbe essere uno dei regali più belli che un cittadino può fare alla collettività. E la suddivisione in “famiglie” porta ad un debito di lealtà, oggettività, spontaneità e meritocrazia. Tutti elementi indispensabili invece per recuperare la funzionalità del sistema.
Rifacciamoci all’idea di COMUNITA’ e finalmente tutto sembrerà avere più senso.