Putin ed Erdogan: fascio e + fascio.

Solo pochi mesi Russia e Turchia vivevano una fortissima crisi nei rapporti bilaterali (caccia russo abbattuto dall’aviazione turca, turchi espulsi dalla Russia, accuse reciproche di terrorismo!).
Ora Putin ed Erdogan stringono di fatto un patto di ferro e io non ho mai visto un cambiamento così repentino nella politica estera di due potenze militari.
A differenza di chi (come il sottoscritto) ha sempre accusato di autoritarismo (ormai trasformato in una dittatura strisciante) entrambi i governi, sono proprio curioso di vedere come commenterà chi fino ad ieri dava del fascista ad Erdogan e dello statista a Putin, o viceversa.
Gli estremismi alla lunga arrivano a toccarsi. Sempre.

Sul golpe in Turchia…

…forse non sapremo mai cosa sia successo davvero: le tante stranezze di un putsch durato solo poche ore, dei soldati dentro a carri armati che si sono arresi a cittadini disarmati, dell’aereo personale di Erdogan che ha girato ore sopra Istanbul col transponder acceso, ecc…
Più facile, invece, prevedere quello che purtroppo accadrà.
Sia chiaro: vedere militari che scendono con i blindati nelle strade del proprio paese, rimane sempre una grossa ferita per la democrazia a cui non ci si può abituare, a maggior ragione in un paese europeo dove il governo è stato democraticamente eletto.
Ma anche se Erdogan è stato democraticamente eletto non significa che stia governando democraticamente e che il consenso di cui è dotato sia stato ottenuto senza artifizi. E non per i tentativi di modifica della Costituzione turca, ma perchè: arresta i giornalisti, chiude le televisioni non allineate, mette in galera funzionari dello Stato a lui non fidelizzato, reprime i curdi con la violenza.
Ho visto e sentito alcuni che inneggiano ad Erdogan a prescindere, perchè chiedono di rispettare il voto dei turchi. E’ giusto in linea di principio: il “Sultano” va affrontato politicamente, non con l’esercito. Ma non si può voltare però la testa quando si comporta da dittatore, quando fa attaccare dalla polizia i manifestanti pacifici a Gezi Park o quando chiude internet per evitare la diffusione di notizie a lui sgradite.
Ora dopo ora si delinea sempre di più un ulteriore indurimento della sua linea di governo: la richiesta della pena di morte per migliaia di golpisti (?!), l’arresto di magistrati, le accuse agli alleati di aver sostenuto il golpe,ecc… quando invece un leader dovrebbe dimostrare proprio in momenti come questi di essere un grande statista e di meritare, senza trucchi e senza violenze, il sostegno del suo popolo.

Non cedere.

Stamattina alla radio hanno fatto sentire l’opinione di alcuni modenesi sull’abominevole attacco terroristico di ‪‎Nizza‬. Uno ha detto che “siamo allo sfascio perché gli islamici non vanno fatti venire qui, dove noi invece gli diamo pure un lavoro”.
Ecco, un’affermazione del genere (e la sua diffusione) è proprio il risultato a cui mirano i terroristi. Minare le fondamenta della nostra società, ormai plurale, e diffondere odio razziale, culturale e religioso: solo così loro possono vincere, e noi non dobbiamo permetterglielo.

Davvero pensate che l’assassino infame di Nizza fosse un kamikaze cresciuto, addestrato ed inviato dall’ISIS? Non più di quanto Breivik fosse stato cresciuto, addestrato ed inviato dal Reich nazista.
È vero, le menti deboli, malate, di questi pazzi trovano ispirazioni diaboliche e pretesti per stragi di innocenti soprattutto nella religione. Ma non è colpa di una religione in generale o di un gruppo etnico.
In Francia vivono meno mussulmani che in Germania, eppure quelle che alcuni definiscono impropriamente “stragi islamiche” colpiscono molto di più il paese francese (e la sua dependance belga), perché?

Ovviamente il terrorismo è un rischio globale, che globalmente va combattuto, ma senza dimenticare e senza confondere che molti episodi accaduti recentemente in Europa trovano spiegazione, più che nel fondamentalismo religioso su larga scala (utilizzato invece come pretesto), piuttosto in quei casi quando fragilità psichiche si innestano su un forte disagio sociale, in banlieux degradate, non presidiate dallo Stato ed ormai sempre più abbandonate a loro stesse.
E la reazione non può essere solo di pancia, caro radioascoltatore concittadino, ma soprattutto di testa.
Ogni volta, cerco di fare tesoro di quella che è stata la risposta della nazione norvegese alla follia di Breivik qualche anno fa. Sforziamoci tutti, sennò vincono loro.