Il Novecento è finito. Ripeto, il Novecento è finito!

So di essere controcorrente ma non riesco a capacitarmene. La soluzione prospettata dal Presidente della Repubblica rischia di diventare una pezza che risulterà peggio del buco. Quello che sembra un punto fermo, in realtà mina tutto il delicato sistema previsto dalla Costituzione e tutto questo per non dimettersi con sole due settimane d’anticipo, favorendo così lo sblocco del gorgo istituzionale? Io non ne vedo proprio l’utilità!
L’Italia non è l’Olanda, ripeto: L’ITALIA-NON-E’-L’OLANDA!!!
Della cosa me ne dispiaccio con tutto il cuore e davvero non capisco una mossa che, oltre a decretare la morte della politica per come la conosciamo, a mio modesto e incompetente avviso, travalica anche la Costituzione! Tutti teneva il bluff in mano, Grillo compreso, gli unici ad avere a cuore il paese era la coalizione di centrosinistra, che guarda caso è stata l’unica vittima di questa forzatura bizantina del Capo dello Stato (pazienza, ormai ci siamo abituati a che sia sempre e solo colpa del PD).
Riconosco in Napolitano un uomo di grandissima struttura e dotato di capacità politiche non comuni al giorno d’oggi (la formazione comunista d’una volta si vede, eccome) ma questa volta ha tentato una strada sbagliata.
Direte: tutti i partiti sono d’accordo, Grillo compreso. Rispondo che questo non è sufficiente per prospettare soluzioni condivise e che ci tirino fuori dalla melma.
Un anno e mezzo di governo Monti bersagliato dai veti incrociati non c’ha insegnato niente??? E se Grillo tra due giorni dovesse cambiare “strumentalmente” idea? E se Monti, premier posticcio e delegittimato, dovesse rimettere le tasche nelle mani degli Italiani per non saltare gambe all’aria di nuovo? Chi sono questi saggi? Da chi sono stati eletti? Tutto questo è benzina per i populismi. Populismi che forse vengono ANCORA considerati non troppo pericolosi perchè potenzialmente facili da disinnescare??? Seee, buonasera proprio.
E intanto di elezioni-non-fatte e decisioni-forti-non-prese è morto questo paese.
Napolitano è un grande uomo. Sì, un grande uomo del Novecento.

Ma cosa fa Napolitano???

Le chiacchiere stanno a zero: ovviamente il PD è intriso di difetti e appesantito da dirigenti che non ne hanno mai azzeccata una e che abbiamo tenuto a far danni per intere ere politiche. Detto questo è sempre più evidente che rimane il solo e unico partito politico in Italia, fatto e finito. Non si può dire lo stesso per SEL, ridotta ormai a percentuali risicate e dipendenti dalle sole fortune di Nichi Vendola. Non è un partito ovviamente il Movimento 5 Stelle; o meglio, lo sarebbe tecnicamente, ma non nella pratica democratica che definisce come partito un movimento politico dove si costruisce insieme una linea politica, che invece lì viene dettata a suon di post e insulti dal blog di un vecchio comico inacidito. Del PDL e Lega nemmeno parlo perchè sono l’esatto contrario della definizione di presidio democratico. Rivoluzione Civile? Non pervenuta e comunque quando perveniva mi faceva scappare da ridere. Scelta Civica? Nemmeno esiste più come soggetto unitario.
Detto questo e ribaditi i limiti intrinsechi dell’unico partito, il PD, vorrei che riflettessimo su quello che sta avvenendo in questi momenti delicatissimi, che sono convinto disegneranno, in poche ore, lo scacchiere politico italiano dei prossimi 10 anni.

La coalizione di centrosinistra è prima per numero di voti e parlamentari ,ma non ha la maggioranza assoluta nella Camera Alta. Il M5S e il PDL sono congelati dall’indecisione e dall’incapacità di proporre un governo. Come se non bastasse, davanti ad un programma di cambiamento di 8 punti chiari e inderogabili non sanno quali pretesti inventarsi, danneggiando il paese, solo per il gusto di vedere Bersani schiantarsi (insieme all’Italia…).
Un governo senza il PD non è possibile e su questo il premier incaricato sta cercando di fare leva nel confronto con il Capo dello Stato, che mi permetto però di criticare, pur rispettando le sue prerogative costituzionale (così la formula di rito, l’ho detta anch’io). E’ innegabile come da Tangentopoli in poi (e da quando Cossiga finì finalmente il settennato peggiore che ricordiamo) il ruolo del Presidente della Repubblica in Italia abbia acquisito una rilevanza (e di conseguenza una responsabilità) mai raggiunta nè prevista nei precedenti decenni repubblicani. Scalfaro, Ciampi e lo stesso Napolitano hanno dimostrato di essere statisti immensi, fari nella nebbia para-democratica della 2^ Repubblica.
Napolitano però dovrebbe comprendere come affossare il tentativo di un governo Bersani, o comunque di un governo politico a guida PD, sarebbe il vero salto nel buio, da cui NESSUNO (neanche il buon Matteo Renzi) potrebbe proteggerci. In un solo mese, il PD passa, nei sondaggi, da primo a terzo partito, siamo davvero sicuri che anche un nome nuovo possa ribaltare (con questa legge elettorale) il trend negativo che stiamo imbroccando e che verrebbe sicuramente peggiorato ulteriormente in caso di “governissimo” o “governo del Presidente”? E questo nome nuovo può essere così svincolato (politicamente: perchè in fin dei conti è con la politica che si governa un paese!) proprio dall’unico partito che rispetta i criteri europei di democrazia (interna ed esterna)?
Sono domande alle quali dovremo dare una risposta, e che temo che il Capo dello Stato stia volutamente sottovalutando.
La mia posizione è chiara: mai col PDL, si vada dinanzi alle Camere con un governo politico di centrosinistra (Bersani premier o altro nome, sempre PD però!), 8 punti chiarissimi e che sia il PD ad intestarsi (meglio di come ha fatto in campagna elettorale) il vero cambiamento! Se saranno altri a farlo per noi, oltre a fallire loro stessi, fallirebbe il (già) fragile progetto di centrosinistra italiano. Definitivamente. Mi piacerebbe che questo lo capissero anche tutti quei dirigenti del Partito Democratico, attempati e non, rampanti e non, che di giorno sostengono il tentativo quasi impossibile del PD, e di notte si immaginano alternative col solo scopo di non sparire dal prossimo quadro che verrà a crearsi. Fosse per me, sarebbero proprio loro i primi ad andarsene a casa. E poi potremo ripartire, attraversando il deserto, ma ripartendo.

Da Cipro all’Italia?

Mi prendo la libertà di dire due cose sulla crisi di Cipro: paese di cui mi vanto, con molta immodestia, di aver seguito da vicino sia la storia che i recenti avvenimenti. Ora: premetto che mai e poi mai la crisi finanziaria delle super-banche cipriote dovrebbe abbattersi sulle famiglie, ma qui il ragionamento deve essere più complesso rispetto alla solita protesta “Fanculo l’Europa, l’Euro e la Germania soprattutto!”. La prima causa dell’abisso in cui è precipitata Cipro, mi costa dirlo, sono i ciprioti stessi, che per anni hanno votato governi e politici che non si curavano della situazione economica sempre più precaria senza volervi porre rimedio, ma piuttosto continuando ad adulare il proprio popolo con bugie che ai ciprioti faceva comodo credere. Esemplare, da questo punto di vista, l’ex-presidente, che si diceva persino “comunista” (dello stesso partito comunista cipriota che oggi manifesta in piazza…) che snobbava i “warning” della BCE e del FMI, spiegando ai suoi connazionali come dall’Europa si potesse avere, senza curarsi di dare. Bell’esemplare di comunista, che invece io definirei “populista” (per evitare di infangare inutilmente la tradizione, di sicuro più nobile, dell’eurocomunismo) che poi apriva le banche di Cipro al riciclaggio di denaro sporco provenienti dall’attività criminali dei gangster russi. Russi che hanno portato miliardi di euro con ancora addosso l’odore del sangue, della droga e delle armi. Ahimè, ora s’è arrivati al “nec plus ultra” e i nodi vengono al pettine. Soprattutto le classi più deboli pagheranno l’inettitudine del corrotto sistema cipriota. Sistema-paese che ancora non s’è ripreso dalla guerra del 1974 e dalla successiva occupazione militare che ancor oggi divide l’isola in due!
Il sistema politico, per pararsi il didietro, non si farà scrupoli nel far convergere la rabbia dei cittadini sulle istituzioni europee, che se hanno una colpa è quella parlare solo di austerità e mai di solidarietà, alimentando involontariamente questo pericoloso circolo vizioso.
Spero che tutto ciò serva di lezione anche a noi italiani e che finalmente ci dia la possibilità di aprire gli occhi per poter qualificare, per quello che è, la demagogia pericolosa di qualche comico da strapazzo, che mira alla gloria personale a suon di “coups de theatre”, portando in realtà a risultati di tutt’altro tipo rispetto a quanto inizialmente raccontato agli italiani.