Questi esultano come mattacchioni…

…perchè se rubano 49 milioni di euro allo Stato (cioè noi) poi possono restituirli, solo se beccati, in 80 anni di comode rate (come no?!). 
Questi gridavano “ONESTAH” ma poi ora nominano a capo della RAI un giornalista bufalaro in combutta col “nemico” Silvio, premiano gli evasori fiscali con i condoni (altri che hanno rubato i soldi allo Stato, cioè sempre noi) e aiutano solo chi già guadagna una fortuna con la “flat tax” più ignorante che ci sia (che infatti non è nemmeno una flat tax).
Questi dicevano che per il “reddito di cittadinanza” avevano le coperture, ed invece le coperture non ce le hanno e fanno una manovra stracolma di marchette elettorali a deficit (cioè rubando altri soldi, in particolare alle prossime generazioni, proprio quelle che fanno più fatica ad entrare nel mondo del lavoro).
Il tutto poi per farsi inevitabilmente riprendere da Bruxelles ed avere così il pretesto di dire quanto fa schifo l’Unione Europea. 
Ma tutto questo era comunque previsto e prevedibile… 
Quello che invece mi fa incazzare è vedere come tutto ciò avvenga tra scroscianti applausi di molti ignavi che non capiscono come pochi mesi di effimere soddisfazioni buttino nel cesso anni di sacrifici. Sacrifici che saremo a breve destinati a risubire…

Ps: “allora il PD?” è un argomento che, per tanto che dia soddisfazione a qualche esaltato che non saprebbe come altrimenti controbattere, non cambia ahimè di una virgola lo scenario tragico di cui sopra.

Non è fascismo, però…

E’ vero: tutta l’inutile strumentalizzazione del furbo Salvini (spalleggiato dall’imbambolato Di Maio) sulla pelle di 150 disperati inermi è indegna. Capisco l’angoscia che molti stanno provando nel vedere le istituzioni del proprio paese comportarsi in modo così insensato.
Ci sono dei “però”…e spero che non mi fraintendiate.
1) Rimango, però, convinto che la tenuta democratica del nostro paese non sia messa in discussione dalle affermazioni, anche estreme, che Salvini e C. fanno sui migranti.
Mi spiego: è evidente come ormai Salvini stesso stia dettando l’agenda comunicativa a tutti. In meno di una settimana nessuno parla più dei morti di Genova, delle difficoltà degli sfollati, delle mancanze dell’attuale governo nella formazione della commissione di inchiesta per la caduta del ponte, della revoca della concessione ad Autostrade (che cadrà presto in un nulla di fatto…), come nessuno chiede più conto ormai delle mirabolanti promessi elettorali grillino-leghiste! (ricordate flat tax, reddito di cittadinanza, taglio delle accise, ecc….BUONANOTTE!).
2) Rimane un altro pericolo però che, con tutta la doverosa solidarietà per i 150 eritrei, comporta invece dei rischi per mezzo miliardo di europei. Ovvero il tentativo pervicace di Salvini e di altri ministri, per conto di qualcuno (ormai facilmente identificabile e che ha “emissari” ormai in ogni paese d’Europa) di disgregare l’Europa, utilizzando anche questa strumentalizzazione emotiva.
Ben vengano le sempre più numerose prese di posizione contro i deliri salviniani, ma penso dovremo difenderci soprattutto da questo tentativo di “ingerenze esterne”: bisogna convincere gli italiani che, sovrani ma isolati, verremmo immediatamente colonizzati finanziariamente e politicamente e tutti noi saremo più poveri e meno indipendenti.
Nel XXI° secolo, l’Italia (come ogni altro paese nella nostra situazione) può essere forte e rispettata, solo se l’Europa conta nello scacchiere mondiale e per farlo dev’essere coesa (anche a costo di qualche piccolo compromesso).
Chi si serve di 150 disperati salvati in mare da una nave militare italiana (e non una ONG) per secondi fini, non necessariamente è un fascista (e chiamarlo così o augurarsi che venga indagato, rischia solo di fare il suo gioco!). Va contrastato ma senza inutili enfasi, nè chiamando a raccolta una nuova “Resistenza” (non scherziamo su queste cose almeno), lavorando senza sosta sulle enormi mancanze ed incoerenze che queste governo del “cambiamento” (in peggio!) sta dimostrando. E per farlo in modo credibile, ci sarebbe ovviamente bisogno di grandi rinnovamenti nel fronte progressista-repubblicano-europeista italiano…

Job’s act: dov’è finita l’onestà intellettuale?

Sul “Job’s act” non scrissi molto quando venne approvato. Volevo dare il beneficio del dubbio a Renzi e al governo, visto che molto si giocava sui decreti attuativi e che il gruppo parlamentare del PD aveva dato (all’unanimità!) determinate garanzie.
Ora questo di questo dubbio il governo non può beneficiare: la norma sui licenziamenti collettivi, nonostanza il parere contrario sia della maggioranza renziana che della minoranza non-renziana del PD è un altro schiaffo di una lunga serie.
Non mi si tiri fuori l’argomento della strategia politica e del compromesso con gli alleati di destra. Qua sono in ballo la giustizia sociale e il destino delle persone che lavorano. E su queste cose vorrei che non si “giocasse a far la politica”, ma che si dessero risposte ai troppi problemi che ha il nostro paese, senza conservatorismi dell’una o dell’altra parte, ma senza tralasciare mai una buona dose di onesta intellettuale.

Cari Parlamentari del PD: e se si bloccassero anche i militanti di servizio alle Feste per un giorno? Scelta “procedurale” o “politica”?

Sì: è una mera provocazione, e in quanto tale stupida. D’altronde è anche stupido equiparare un’istituzione costituzionale alle Feste di un partito. Ma m’è utile per arrivare al punto.
Ho riflettuto molto: posso dire che quello che è successo alla Camera, oggi 10 luglio, non può essere in alcun modo giustificato. La stragrande parte del gruppo parlamentare del PD (ad esclusione di Civati, Giacchetti, Mineo, Marzano e pochi altri) si è piegata ai deliri di onnipotenza eversivi di Silvio Berlusconi e della banda che ha portato a chiamata in Parlamento.
Dopo il calvario dei 101 traditori, questo gruppo parlamentare democratico ha perso moltissima della propria credibilità politica, è un dato di fatto che non si può nascondere per fare un’analisi razionale. Pertanto, in una situazione del genere, trovo insufficiente utilizzare “giustificazioni procedurali” al via libero alla richiesta del PDL di sospendere improvvisamente i lavori parlamentari a causa dell’imminente sentenza di Cassazione sul processo Mediaset. Ancorchè per un solo giorno, è il segnale di un ricatto permanente a cui questo governo Letta, nonostante gli sforzi, purtroppo non ha la forza di sottrarsi.
In un paese a rischio collasso, dove tutti i cittadini toccano con mano l’inefficienze dello Stato, si arriva all’evidente ossimoro di lamentarsi di una Magistratura troppo efficiente? Ma anche senza volersi far tirare dai vari “grillismi” di sorta, rimane il fatto che in Parlamento viene avvallata quella che è una richiesta POLITICA al 100% e che rischia di minare i principi costituzionali.
Mi dispiace, io NON ci sto. Quello di oggi, 10 luglio, NON può essere il mio Partito Democratico. Pur rispettando appieno le prerogative dei parlamentari PD che hanno votato a favore della sospensiva, non posso intimamente sentirmi partecipe di questa scelta. E a chi pensa che quando non si condivide la linea che viene portata avanti in Parlamento (da chi si ha contribuito ad eleggere) più che lamentarsi bisognerebbe trarne le dovute conseguenze, io rispondo serenamente: io mi sento, oggi più che mai, coerente con la campagna elettorale fatta da Pier Luigi Bersani e con i valori coagulanti quella coalizione che, vincendo, ha permesso ai quei 300 parlamentari democratici di sedere alla Camera dei Deputati.
Non chiedo le dimissioni di nessuno, chiedo un cambio di passo per evitare di farci trascinare tutti nel baratro da Berlusconi.
E lo chiedo ovviamente ai parlamentari modenesi per primi: Manuela Ghizzoni Davide Baruffi Stefano Vaccari Giuditta Pini Edoardo Patriarca Matteo Richetti
Grazie.

Rientrando dall’assemblea nazionale del PD…

…ripenso alla giornata. La mia partecipazione l’ho intesa (visto che va di moda in questo periodo) come una “partecipazione di servizio”. Di servizio per il PD, per capire dai nostri dirigenti cosa è successo negli ultimi due mesi (e ho capito poco…), per capire le ragioni dei militanti di Occupy PD che hanno pacificamente portato il loro disagio in quella che è anche la loro casa (e ho già capito di più…), per capire come uscire da questa situazione che rischia di diventare facilmente un vicolo cieco (e qua devo dire che c’è ancora abbastanza da fare…).
Non mi dilungo sugli interventi, credo che sia giusto però specificare che ho consciamente deciso di NON votare Guglielmo Epifani come segretario (e come me hanno fatto 120 delegati, contro i 440 invece a favore, numeri circa perdonatemi).


Non l’ho fatto, dopo aver ascoltato attentamente e, quanto più “laicamente” possibile, il suo intervento. E non m’ha convinto. Come non m’ha convinto il processo che ha portato il “caminetto” del PD a decidere la sua investitura, senza calcolare la delicatissima fase politica che stiamo vivendo. Nel suo intervento Epifani: non ha garantito che non si sarebbe ricandidato al congresso autunnale, non ha garantito che non verranno toccate le primarie come strumento di selezione del futuro candidato, non ha specificato tempi e modalità (e vabbè, in fondo questo lo posso anche giustificare) del governo atipico che ci sta causando (e ci causerà) non pochi problemi politici, ha fatto richiami non all’unità ma all’unitarietà con strane argomentazioni. Nonostante tutto questo, ora il PD ha di nuovo in segretario, al quale auguro buon lavoro visto che ne avrà sicuramente molto bisogno. Ma il PD non è di certo fuori pericolo e penso che chi ha responsabilità politiche di alto livello (segretari regionali, Epifani, membri direzione nazionale) debba inaugurare un fase di ascolto straordinario, dentro e fuori il partito. E di conseguenza aprire il partito a iscritti, elettori e semplici cittadini.

Ma cosa fa Napolitano???

Le chiacchiere stanno a zero: ovviamente il PD è intriso di difetti e appesantito da dirigenti che non ne hanno mai azzeccata una e che abbiamo tenuto a far danni per intere ere politiche. Detto questo è sempre più evidente che rimane il solo e unico partito politico in Italia, fatto e finito. Non si può dire lo stesso per SEL, ridotta ormai a percentuali risicate e dipendenti dalle sole fortune di Nichi Vendola. Non è un partito ovviamente il Movimento 5 Stelle; o meglio, lo sarebbe tecnicamente, ma non nella pratica democratica che definisce come partito un movimento politico dove si costruisce insieme una linea politica, che invece lì viene dettata a suon di post e insulti dal blog di un vecchio comico inacidito. Del PDL e Lega nemmeno parlo perchè sono l’esatto contrario della definizione di presidio democratico. Rivoluzione Civile? Non pervenuta e comunque quando perveniva mi faceva scappare da ridere. Scelta Civica? Nemmeno esiste più come soggetto unitario.
Detto questo e ribaditi i limiti intrinsechi dell’unico partito, il PD, vorrei che riflettessimo su quello che sta avvenendo in questi momenti delicatissimi, che sono convinto disegneranno, in poche ore, lo scacchiere politico italiano dei prossimi 10 anni.

La coalizione di centrosinistra è prima per numero di voti e parlamentari ,ma non ha la maggioranza assoluta nella Camera Alta. Il M5S e il PDL sono congelati dall’indecisione e dall’incapacità di proporre un governo. Come se non bastasse, davanti ad un programma di cambiamento di 8 punti chiari e inderogabili non sanno quali pretesti inventarsi, danneggiando il paese, solo per il gusto di vedere Bersani schiantarsi (insieme all’Italia…).
Un governo senza il PD non è possibile e su questo il premier incaricato sta cercando di fare leva nel confronto con il Capo dello Stato, che mi permetto però di criticare, pur rispettando le sue prerogative costituzionale (così la formula di rito, l’ho detta anch’io). E’ innegabile come da Tangentopoli in poi (e da quando Cossiga finì finalmente il settennato peggiore che ricordiamo) il ruolo del Presidente della Repubblica in Italia abbia acquisito una rilevanza (e di conseguenza una responsabilità) mai raggiunta nè prevista nei precedenti decenni repubblicani. Scalfaro, Ciampi e lo stesso Napolitano hanno dimostrato di essere statisti immensi, fari nella nebbia para-democratica della 2^ Repubblica.
Napolitano però dovrebbe comprendere come affossare il tentativo di un governo Bersani, o comunque di un governo politico a guida PD, sarebbe il vero salto nel buio, da cui NESSUNO (neanche il buon Matteo Renzi) potrebbe proteggerci. In un solo mese, il PD passa, nei sondaggi, da primo a terzo partito, siamo davvero sicuri che anche un nome nuovo possa ribaltare (con questa legge elettorale) il trend negativo che stiamo imbroccando e che verrebbe sicuramente peggiorato ulteriormente in caso di “governissimo” o “governo del Presidente”? E questo nome nuovo può essere così svincolato (politicamente: perchè in fin dei conti è con la politica che si governa un paese!) proprio dall’unico partito che rispetta i criteri europei di democrazia (interna ed esterna)?
Sono domande alle quali dovremo dare una risposta, e che temo che il Capo dello Stato stia volutamente sottovalutando.
La mia posizione è chiara: mai col PDL, si vada dinanzi alle Camere con un governo politico di centrosinistra (Bersani premier o altro nome, sempre PD però!), 8 punti chiarissimi e che sia il PD ad intestarsi (meglio di come ha fatto in campagna elettorale) il vero cambiamento! Se saranno altri a farlo per noi, oltre a fallire loro stessi, fallirebbe il (già) fragile progetto di centrosinistra italiano. Definitivamente. Mi piacerebbe che questo lo capissero anche tutti quei dirigenti del Partito Democratico, attempati e non, rampanti e non, che di giorno sostengono il tentativo quasi impossibile del PD, e di notte si immaginano alternative col solo scopo di non sparire dal prossimo quadro che verrà a crearsi. Fosse per me, sarebbero proprio loro i primi ad andarsene a casa. E poi potremo ripartire, attraversando il deserto, ma ripartendo.