E’ notizia di qualche giorno fa dell’allarme che la Commissione Grande Rischi ha diffuso in merito ad eventuali nuove scosse nelle zone già colpite dal sisma del 20 e 29 maggio e della marea di polemiche che ha sollevato tra amministratori e sfollati. Nel frattempo aumenta sempre di più la rabbia degli imprenditori che accusano la “burocrazia” di bloccare ingiustamente l’apertura degli stabilimenti e di portare così il distretto economico della Bassa Modenese a spegnersi lentamente.
Tutto questo da lo spunto per riflettere sul ruolo dello Stato durante un’emergenza come quella del terremoto emiliano.
E’ burocrazia o prevenzione non aprire i capannoni senza certificato di anti-sismicità, prima che siano effettuati lavori di messa in sicurezza? E’ vero che nessuno prima del 20 maggio si preoccupava della sicurezza dei luoghi di lavoro. Lo Stato ha implicitamente la responsabilità di aver sottovalutato negli anni il rischio sismico. Ma è altrettanto vero che una volta manifestatosi il rischio, in modo ahimè tragico, lo Stato non ha altre strade che utilizzare il principio di precauzione, per diminuire al massimo la vulnerabilità dal sisma di cose e soprattutto persone.
Non c’è alternativa! Capisco lo sgomento degli imprenditori e dei lavoratori e la frustrazione di amministratori locali e cittadini nell’apprendere gli effetti concreti delle risultanze delle riunioni tra i VV.FF., della Protezione Civile e i sismologi della Commissione Grandi Rischi.
Non capisco l’acredine però. Lo Stato è lento, manca di flessibilità e fa pesare sulla gente tutte le sue inefficienze. Ma lo Stato deve fare quello che ci si aspetta da chi amministra la comunità al più alto livello. Ora come ora questo ruolo è PROTEGGERE. Anche a costo di perdere produttività. Ai più sembrerà retorica, ma perdere la vita non è minimamente paragonabile a perdere un mese di stipendio. Quindi vista la sproporzione tra i due rischi, viene ampiamente compensata la sproporzione tra la probabilità (bassa) di ulteriori forti scosse, rispetto alla probabilità (più alta) che il sisma vada attenuandosi.
La speranza che tutto finisca al più presto e che si lasci spazio così alla voglia di ricominciare una volta per tutte, è forte. Ma insieme alla speranza ci dobbiamo dotare un’altra “virtù”: la pazienza. Di pazienza avremo bisogno nei prossimi mesi e anche nei prossimi anni. Finiti gli “ostacoli” posti dalla natura, inizieranno gli ostacoli posti dagli uomini. Andranno evitati con la massima determinazione, ma senza cedere al nervosismo nemmeno per un secondo, perchè così facendo si perderebbe solo di determinazione ed efficienza. L’Emilia ha bisogno di lucidità, mancarne sarebbe inevitabilmente un torto verso una comunità che soffre e che ha bisogno di essere guidata e non distratta!