Sciacalli contro…

Il discorso è semplicissimo: se un Presidente del Consiglio (incaricato) non ha la capacità, né la forza di proporre un’alternativa per l’unico nome su 15, sul quale il Presidente della Repubblica presenta obiezioni (a mio parere fondate, visto che si parla dei soldi di noi italiani, ma capisco che ci siano opinioni discordanti), allora vuol dire che costui non ha la stoffa, né l’autonomia necessaria per fare il Presidente del Consiglio. I prossimi saranno giorni… mesi, molto difficili: Salvini è stato abilissimo a fregare Di Maio (che ora sarà rottamato dal suo “amicone” Di Battista…) e sapendo che non avrebbe mai potuto governare con 5 senatori di maggioranza, viste le cavolate lanciate in campagna elettorale, ha fatto di tutto per arrivare a questa situazione, per dare la responsabilità del fallimento a qualcun altro e capitalizzare la cosa in termini elettorali (sciacallo!).
A chi invece da’ del traditore a Mattarella, oltre a dire “scantatevi!”, vorrei solo fare notare che il 4 marzo, nessuno ha votato (neanche voi), né per Conte, né per Savona (chi li conosceva fino a 5 giorni fa?). L’unico potere forte che individuo attualmente governare la maggior parte del sentimento comune è il populismo. E la mossa di Mattarella a medio-lungo termine non risolve granché (anzi…), ma andava fatto. E quando accadrà il patatrac, almeno saranno chiare a tutti le responsabilità di ognuno.

Save Renzi!

Ci risiamo! Il PD prende una sonora batosta elettorale e Renzi (ormai mistificatore anche di sè stesso), dà la colpa alla “sinistra” (aspè…dove l’ho già sentita questa?)  mentre ovviamente si auto-assolve.
Poi vedi che la sinistra in Spagna alle amministrative ha appena ottenuto un risultato stratosferico e che Renzi ha imposto al Parlamento una legge elettorale demenziale come l’Italicum, che probabilmente consegnerà il paese a Grillo o a Salvini.

E invece che fare autocritica, il segretario/premier dice “Basta primarie” per paura di essere messo in discussione, dopo averle pretese in ogni sede per arrivare alla segreteria del PD (e, in modo un po’ improprio, anche alla Presidenza del Consiglio). Si vuole fare del PD un partito modello USA, poi ci si blinda e si pontifica con fare tipicamente italico, cercando di dare la colpa a tutto e a tutti (Casson, Paita, Marino, la sinistra, le primarie, i gufi, i sindacati, gli insegnanti, ecc…) senza mai mettersi in discussione.

Qualcosa s’è rotto e va aggiustato al più presto. Il potere per il potere non è mai servito a nessuno, se non a chi aveva l’illusione di esercitarlo. E intanto l’Italicum incombe… Mamma mia…

E ora? Ora si salva l’Italia!

Più che analizzare il voto, credo che si debba analizzare il da farsi. Ok, lo shock è stato grande per tutti. Inutile negare che la campagna elettorale del centrosinistra sia stata inefficace: un buon programma, un ottimo candidato premier , che però non hanno saputo entusiasmare giocando in difesa e dando a Berlusconi la possibilità di personificare su di lui e sul PDL la forza di “rottura”, nonostante sia stato al governo 4 degli ultimi 5 anni, (incredibile!)
Riflettiamo in premessa su alcuni aspetti però:

1) Ci sarebbe molto da recriminare: un anno fa ci dissero che con grande senso di responsabilità il PD non chiedeva le elezioni anticipate ed avrebbe sostenuto il governo tecnico di Monti per non far cadere il paese nell’instabilità. Oggi invece siamo precipitati nell’instabilità più assoluta anche per la mancata analisi sugli ipotetici scenari successivi e le dovute contromisure, ma tant’è.

2) Per la terza volta in 6 elezioni Silvio Berlusconi perde e non avrà la maggioranza in Parlamento. Sarà un animale elettorale ma metà delle volte ha perso ed eppure è sempre lì, vuol dire che è inutile sperare di allontanare Berlusconi dalla politica sconfiggendolo nelle urne, la sua leadership, sia tra i suoi parlamentari che gli elettori, non è di tipo politico ma clientelare, ahimè. Ed è per questo il vero pericolo democratico in Italia.

3) Il risultato di Grillo è oltre ogni previsione ed è dovuto a molti motivi (inerzia dei partiti davanti agli scandali, crisi economica, ecc…) ma anche in parte spiegabile con l’incredibile aspettativa che i media hanno creato su di lui. Aspettativa che lui ha sapientemente saputo coltivare, grazie alle tattiche studiate da Casaleggio e cucitegli su misura! Altro che “censura mediatica” (chi gli crede in questo è uno stolto) e le scene dei giornalisti che assalivano Grillo ai comizi o al seggio (anche a costo di violare il silenzio elettorale!) non facevano che alimentare l’attenzione su di lui, senza però dargli modo di scoprirsi troppo o dover rispondere alle legittime domande, alle quali ogni politico avrebbe il DOVERE di rispondere!

Non andrò oltre nell’analisi del risultato o sui pericoli della deriva populista escogitate da Berlusconi e Grillo, perchè ora il problema più grande è riuscire a gestire la situazione delicatissima in Parlamento (e nel paese!) con una classe dirigente che è in parte delegittimata politicamente (sia per demeriti propri, ma soprattutto perchè vittima del populismo esasperato).

Il dato più allarmante: il 55% degli italiani hanno dato il loro voto a forze che parlano apertamente di uscire dall’Euro, probabilmente senza nemmeno apprezzare in pieno cosa questo significherebbe concretamente.

Non vedo, quindi, chi questa responsabilità possa dimostrarla, se non Bersani.

E’ il momento di usare ora l’incisività che è mancata in campagna elettorale. Il centrosinistra ha la maggioranza alla Camera e ha il diritto di formare un governo. Un governo che sarà necessariamente di minoranza al Senato. 4/5 punti chiarissimi e da fare subito: riduzione dei costi della politica, riforma della legge elettorale, elezione del Presidente della Repubblica, risoluzione del conflitto di interesse e legge anti-corruzione seria!

Mai con Berlusconi! E richiamando ogni senatore ma anche ogni deputato al suo ruolo e alla propria coscienza. Anche perchè in aula non ci saranno spazi per le urla e le strumentalizzazioni proprie di questa bruttissima campagna elettorale. Sarà quindi onere dei parlamentari del Movimento 5 Stelle districarsi tra il caos delle affermazioni del loro capobranco e contemporaneamente dimostrare che in aula non sono eterodiretti da una lussuosa villa di Genova. Sarà loro onere dimostrare che si rendono conto della situazione del paese e che tra Bersani e Berlusconi c’è onestamente un abisso.
Di una cosa son convinto e anche i “grillini” dovrebbero preoccuparsi: a continuare a tirare i sassi contro il centrosinistra Grillo non arriverà mai a governare questo paese da solo! L’unica cosa che otterrebbe, sarebbe un’inevitabile vittoria di Berlusconi alle prossime elezioni (che sono sempre in agguato!), che, ripeto, è pericolo più attuale che mai.

Abbiamo l’occasione storica di cambiare tutto e stavolta di farlo per davvero, non avremo una seconda occasione per qualificarci agli occhi degli elettori per quello che siamo e che vogliamo essere. Ma da soli non lo possiamo fare ed ora deve essere evidente, a tutti quelli che tengono realmente al progresso della nostra comunità, che bisogna scendere dal trespolo e rimboccarsi le maniche, ma per davvero.

“Four more years”

Entusiasta per la vittoria di Obama andata oltre ogni aspettativa: ha vinto nel voto popolare, i democratici hanno incrementato la maggioranza al Senato e persino ridotto lo svantaggio al Congresso. Pur dovendo trattare in Parlamento con i repubblicani in questi “four more years” Barack Obama avrà modo e tempo per mantenere le sue promesse, senza alibi nè scuse. Le aspettative che gravano su di lui sono persino maggiori rispetto a 4 anni fa. Vincere non è difficile, lo è confermarsi. Viste le imponenti sfide che sia America che Europa si trovano davanti, alla fine di questo suo secondo mandato tutti i democratici e i progressisti del mondo o pagheranno un suo eventuale fallimento oppure (come credo) gioveranno del suo successo. Forward!

Ma domani si vota negli States o in Europa?

Comunque è una bella palla: ogni 4 anni, puntualmente, dover disperatamente fare il tifo perchè le elezioni americane siano vinte da un futuro presidente ragionevole piuttosto che un repubblicano, super-conservatore, trasformista, guerrafondaio ed iper-sviluppista che renderebbe le cose più difficili, non solo agli americani, ma anche a noi europei. E dire che a noi italiani dovrebbero interessare di più chi vincerà, ad esempio, le elezioni in Germania l’anno prossimo, ma siccome in Germania le differenze tra uno schieramento e l’altro non sono così catastroficamente estreme, siamo al punto che le elezioni americane sono paradossalmente più sentite in Europa che negli USA. Tant’è che qua facciamo le dirette notturne per seguire l’andamento dello scrutinio, e là va a votare solo il 45% degli aventi diritto…vabbè.

Cos’è successo in Sicilia? Cosa succederà in Italia?

Bene: il Movimento 5 Stelle è il primo partito in Sicilia. Chi lo sa? Potrebbe accadere la stessa cosa alle Politiche 2013? Non credo, ma anche che fosse, essere il primo partito significa aver ricevuto dai cittadini delle responsabilità e non è mai un bell’inizio dire SENZA MAGGIORANZA ASSOLUTA (che non c’è stata in Sicilia (18%) e non ci sarà alle politiche ovviamente), “noi non faremo alleanze con nessuno!”. Quando si è il primo partito non si governa un paese da soli, si coordina una coalizione di maggioranza e si governa insieme con oneri ed onori. (E dopo sì che il populismo troverà pane per i suoi denti…Parma docet).
Detto questo ovviamente i risultati siciliani devono far aprire gli occhi a molti, non per le percentuali, ma per i voti assoluti: perchè c’è chi ha mobilitato al 100% il proprio elettorato (e con un affluenza del 47%, in pratica ha quasi raddoppiato la propria percentuale) e chi no!
La dichiarazione più inutile della giornata comunque è stata quella di Pierferdinando Casini, quando pretende una coalizione di destra, centro e sinistra contro il populismo! Che non sarebbe altro che il modo migliore per fomentare quel populismo che invece va contenuto con una politica rinnovata che sappia farsi capire dai cittadini.