Save Greece!

Quello che sto per scrivere forse per molti non avrà politicamente senso: ma penso che sia più legittimo che Tsipras rimetta al popoli greco la decisione sulla trattativa per la ristrutturazione del debito. Ma una volta che un capo di governo, di sua iniziativa (e non perché proposto da altri, cosa che cambierebbe e di molto la situazione!), indice un referendum, allora penso che non dovrebbe dare indicazioni di voto.

Se legittimamente non ritieni di fare una scelta e chiedi al popolo di farlo per te (che è il massimo in una democrazia, sia ben inteso), allora non dici cosa devono votare, perché vuol dire che allora un’idea ce l’hai. E potrebbe sembrare che forse cerchi una via d’uscita decorosa, visto come i sondaggi diano in vantaggio i “SI” all’accordo con la “troika”. Questo non significa che l’Europa non debba muoversi diversamente sul “dramma Grecia”, anzi dovrebbe eccome. Ma la Grecia è davvero in bilico e buttare ogni palla in calcio d’angolo non può essere una tattica da usare per tutti i 90 minuti.

La domanda delle domande

L’Europa ripete che all’Italia mancano 40 miliardi. Renzi però continua a dire che non si farà la manovra autunnale, che verranno confermati gli 80€ e che Berlusconi (dopo averci riscritto, in fretta e furia, la Costituzione insieme) non influisce le politiche del governo; tutta la colpa invece è dei “frenatori, sciacalli, gufi”, ecc… (tra l’altro, che noia…).
Sono sempre più dubbioso e lo dico senza pregiudizio. Dubbioso che questa azione di governo che, dopo il siluramento a sangue freddo di Letta (pur mantenendo la stessa alleanza di governo, con lo stesso Parlamento, ma con un Alfano sempre più xenofobo), avrebbe dovuto fare dell’Italia un paese che #cambiaverso, in realtà ci porti in un paio di mesi a dover scegliere tra il commissariamento della “Troika” o l’allargamento (più o meno occulto) della maggioranza di governo a Berlusconi e i suoi nominati.
Saremo presto all’angolo e, lo dico senza fare polemica, si vedono già le prime avvisaglie: il dietro-front sugli insegnanti e la quota 96 o altri provvedimenti che il governo aveva giurato per certi, ma poi spariti nel nulla. E non perchè Renzi sia incapace, ma perchè la situazione è realmente delicata.
Proprio per questo allora non ne usciremo continuando a fare i sarcastici con chi ricorda che non è facendo eleggere i senatori ai consiglieri regionali che rimettiamo in sesto il paese. Tra un po’ la spinta comunicativa di Twitter, dei selfie e delle slides in powerpoint saranno presto inefficaci.
La comunicazione aiuta moltissimo (soprattutto sul breve periodo) ma per consolidare l’azione di un governo vanno fatte le riforme, quelle vere. E possibilmente, vanno fatte nascere all’interno del Partito Democratico e non con accordi segreti con chi, dopo averci messo in questa situazione, si prende persino il lusso di stare all’opposizione.
Renzi, sei ancora in tempo per non diventare come gli “altri”?!

L’Europa siamo noi

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Il 9 maggio è la festa dell’Europa. Il 25 maggio prossimo si terranno le Elezioni Europee: per la prima volta 400 milioni di cittadini, e di 28 stati membri, potranno scegliere direttamente il Presidente della Commissione Europea.

Da qualche tempo l’Europa è diventata bersaglio di politici influenti che preferiscono strumentalizzare biecamente la realtà per raccogliere consenso, piuttosto che prendersi la briga di proporre le riforme di cui l’Unione Europea oggettivamente necessita. Avviene in Italia, ma non solo. È un attacco coordinato da più parti e in più paesi, ma al contempo senza un filo logico né argomentazioni serie.

Sarebbe bello se, in vista del 9 maggio e del 25 maggio, ognuno di noi riflettesse su come sarebbe, nella pratica, la nostra vita senza Unione Europea, senza Europa, lasciando da parte per una volta i facili pruriti provocati dalle sparate di questo e di quell’altro.
Una volta fatto questo e messo da parte il fanatismo, è il tempo però di partecipare al completamento della costruzione dell’identità europea.
Per Unione che sia sempre più politica e non solo economica.

La povera fine del totem islandese…

Ma tutti quei fantastici euro-scettici, grillini, partigiani della contro-informazione della rete e dei “gombloddi!1!” contro i cittadini, dove sono ora?
Perchè tutti si sono improvvisamente taciuti sulla “favola” del paesino del Nord che sconfiggeva la finanza e non ripagava il suo debito? Perchè erano tutte fandonie!
L’Islanda non ha mai rifiutato di pagare il proprio debito e la sola scelta del precedente governo progressista di inoltrare domanda di adesione all’Unione Europea aveva stabilizzato, e di molto, la devastata situazione finanziaria del piccolo paesello del Nord. Poi sono arrivati i demagoghi e mandano tutto in vacca.
E così si scopre anche che da una parte: anti-europeisti, fautori del fallimento degli stati e della decrescita felice, e dall’altra: populisti, neo-liberisti e per la finanza libera a tutti i costi, in realtà utilizzano la stessa propaganda e soprattutto vanno a pescare nello stesso bacino di elettorato. Bacino che è ahimè in aumento.
Chi tira sassi contro la moneta unica e contro l’Europa, tira sassi contro il proprio futuro e quello dei suoi figli! BASTA!

Ma domani si vota negli States o in Europa?

Comunque è una bella palla: ogni 4 anni, puntualmente, dover disperatamente fare il tifo perchè le elezioni americane siano vinte da un futuro presidente ragionevole piuttosto che un repubblicano, super-conservatore, trasformista, guerrafondaio ed iper-sviluppista che renderebbe le cose più difficili, non solo agli americani, ma anche a noi europei. E dire che a noi italiani dovrebbero interessare di più chi vincerà, ad esempio, le elezioni in Germania l’anno prossimo, ma siccome in Germania le differenze tra uno schieramento e l’altro non sono così catastroficamente estreme, siamo al punto che le elezioni americane sono paradossalmente più sentite in Europa che negli USA. Tant’è che qua facciamo le dirette notturne per seguire l’andamento dello scrutinio, e là va a votare solo il 45% degli aventi diritto…vabbè.