Perchè Bersani

Vorrei spiegare perchè ho votato e voterò Pier Luigi Bersani in dettaglio. Ritengo il programma di Matteo Renzi pieno di spunti utili che chiunque vincerà dovrà portare nella futura azione di governo. A sostegno della candidatura di Renzi trovo persone di cui ho stima e che spero che presto possano sostituire quella classe dirigente che ormai ha esaurito la spinta propulsiva. Parlando impropriamente potrei essere definito un “rottamatore” per Bersani (e ho già spiegato perchè solo Bersani può, e deve, aprire al vero rinnovamento).
Con la premessa che sosterrò e voterò alle politiche il PD e Matteo Renzi nell’ipotetico caso dovesse prevalere al ballottaggio, io domenica prossima PREFERISCO BERSANI!
Perchè, oltre ad avere un programma solido ed aver già dimostrato competenze al governo nazionale, mette un grande raggruppamento di persone, esperienze ed idee, il PD, al centro di tutto. Il programma della Leopolda, i sostenitori del Sindaco di Firenze, a Modena e in Italia, meritano rispetto. Mi preoccupano molto invece i toni e i modi con cui Matteo Renzi in persona cerca e chiede il consenso. Non è solo per la demagogia (es. abolizione finanziamento pubblico ai partiti), non è solo questione di termini (“NOI” piuttosto che “IO” o “LORO”). E’ che non si può cavalcare il risentimento verso la politica, cercando di spaccare tutto e anche a costo anche di screditare il PD e i partiti in genere come strumento di democrazia.
Tutto va riformato (è vero, e me ne voglio assumere anch’io la responsabilità) ma per riformare qualcosa bisogna evitare di distruggerla prima, no? Matteo Renzi non mi da garanzie di fedeltà ad un progetto a lungo termine e che metta prima le idee e le necessità del paese piuttosto che il suo bel facciotto. In politica bisogna saper parlare anche alla pancia del paese, fa parte del gioco, ma sempre promettendo ciò che si può mantenere e farlo con parole che non alimentino (volutamente) tensioni.
Viviamo nella società dell’apparenza (ahimè) e forse anche a sinistra dovremo imparare a comunicare, ma l’Italia non ha più bisogno di uno che dica quello che ci vogliamo (egoisticamente) sentire dire, ma di una persona che ci dica le cose come stanno e che cerca di proiettarci nel futuro con politiche nuove sì, ma con radici profonde. E questa persona è Pier Luigi Bersani!
W il centrosinistra e W le primarie!

Chi vuole l’escalation a Gaza?

Premetto: io sono assolutamente pacifista, completamente equidistante dalle due fazioni, Israeliani e Palestinesi, in guerra (perchè di guerra si tratta). L’ONU, gli Stati Uniti del Premio Nobel per la Pace Obama, l’Unione Europea DEVONO intervenire subito per bloccare un conflitto, ormai fuori controllo, con tutta la pressione di cui sono dotati e successivamente valutare anche l’invio di una forza militare di Pace. Israele deve essere fermato ma i Palestinesi devono abbandonare una volta per tutte il terrorismo: come ci sono arrivati a Gaza le migliaia di razzi che stanno cadendo sulle popolazioni civili? Sono il pretesto migliore di Israele! I fantasmi del passato riemergono, l’ombra dei signori della guerra che sguazzano nel creare conflittualità tra popoli unicamente sulla base di ideologie. Non è più un’ “azione di auto-difesa preventiva”, nè una “guerra di liberazione”, nè un’ “intifada”. Per queste ragioni, e guardando in casa mia, continuo non capire come una parte di sinistra italiana continui a sostenere a senso unico la cosiddetta “resistenza” palestinese. Sto, come sempre, dalla parte della popolazione civile sotto le bombe, ma non si può invece solidarizzare con quella minoranza che travestendosi da “martiri della libertà”, in questi anni hanno contrabbandato razzi ed armi nella Striscia di Gaza per poter cancellare in un futuro prossimo lo Stato di Israele. L’unico risultato ottenuto è stato il far pagare all’inerme popolazione palestinese la reazione (volutamente) sproporzionata dell’esercito israeliano. La comunità internazionale imponga una tregua immediata per permettere ai palestinesi di isolare subito Hamas e le brigate estremiste. Togliamo ogni pretesto all’esercito israeliano di entrare con le truppe a Gaza, ORA!

Follia papale.

Ha dell’incredibile la “predica” di Ratzinger contro l’ateismo e l’agnosticismo. Sottovalutando come anche il “non avere Dio” in sè è una forma di credo, Benedetto XVI si lancia in un’impossibile disanima della questione come se fosse un soldato in guerra. Arrivare a definire che “l’uomo senza Dio è ridotto a una sola dimensione: quella orizzontale. E questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi e dell’attuale crisi di valori” è al limite della follia! L’affermazione del Papa “solo con una sensibilità trascendentale si può vivere a più dimensioni” mi porta a chiedergli: sì, ma bisogna anche indossare gli occhialini 3D quando s’entra in chiesa adesso? 😉

Aprirsi per non morire…

Spero almeno avremo l’onestà intellettuale, finite queste primarie, di riconoscere che le regole per l’accesso al voto sono semplicemente allucinanti. Allucinanti per chi è (o era) intenzionato a votare o ancor di più per i volontari che saranno impegnati la giornata (o le giornate) della consultazione. Registrarsi on-line equivale a NON registrarsi: ok. Ci sono elettori che stanno girando la provincia per andare in uno dei 7 uffici elettorali del PD, senza che sia stata diffusione delle aperture dei singoli circoli: ok. Altri si stanno recando agli uffici elettorali dei Comuni! (E vorrei vedere la faccia dei dipendenti comunali…): ok. Tutto questo in nome di non si sa ben cosa, visto che nelle precedenti primarie mai s’era ideato un sistema così farraginoso. All’obiezione che dovremo controllare meglio “chi entra in casa nostra” rispondo subito: non è riducendo l’accesso al voto che si riducono le eventuali infiltrazioni, E’ L’ESATTO CONTRARIO! Chi ha interessi che non siano quelli della condivisione politica del progetto di centrosinistra, non si faranno certo intimidire dalle regole astruse, chi viene pagato per inquinare il voto, ancora meno! Si ottiene come risultato il calo della partecipazione, che in un  periodo di diffidenza verso la politica come questo è davvero come tirarsi la zappa sui piedi. Calando la partecipazione degli elettori veri ma meno fidelizzati alla macchina dell’organizzazione e meno propensi a seguire tutti gli step regolamentari, si ottiene l’aumento dell’influenza percentuale di quei voti “falsi” che fisiologicamente ci saranno comunque con qualsiasi regolamento! Resta da sperare che questo regolamento rimanga un caso isolato e che il grande spirito di partecipazione del “popolo delle primarie” sia più forte di certe burocrazie anche in un momento delicato come questo.

“Four more years”

Entusiasta per la vittoria di Obama andata oltre ogni aspettativa: ha vinto nel voto popolare, i democratici hanno incrementato la maggioranza al Senato e persino ridotto lo svantaggio al Congresso. Pur dovendo trattare in Parlamento con i repubblicani in questi “four more years” Barack Obama avrà modo e tempo per mantenere le sue promesse, senza alibi nè scuse. Le aspettative che gravano su di lui sono persino maggiori rispetto a 4 anni fa. Vincere non è difficile, lo è confermarsi. Viste le imponenti sfide che sia America che Europa si trovano davanti, alla fine di questo suo secondo mandato tutti i democratici e i progressisti del mondo o pagheranno un suo eventuale fallimento oppure (come credo) gioveranno del suo successo. Forward!

Ma domani si vota negli States o in Europa?

Comunque è una bella palla: ogni 4 anni, puntualmente, dover disperatamente fare il tifo perchè le elezioni americane siano vinte da un futuro presidente ragionevole piuttosto che un repubblicano, super-conservatore, trasformista, guerrafondaio ed iper-sviluppista che renderebbe le cose più difficili, non solo agli americani, ma anche a noi europei. E dire che a noi italiani dovrebbero interessare di più chi vincerà, ad esempio, le elezioni in Germania l’anno prossimo, ma siccome in Germania le differenze tra uno schieramento e l’altro non sono così catastroficamente estreme, siamo al punto che le elezioni americane sono paradossalmente più sentite in Europa che negli USA. Tant’è che qua facciamo le dirette notturne per seguire l’andamento dello scrutinio, e là va a votare solo il 45% degli aventi diritto…vabbè.

Della fine dell’IDV e di fatti annessi.

Beppe Grillo vuole Di Pietro come Presidente della Repubblica. Sogno o son desto? Mai ho visto strategie ed inciuci più “POLITICI” di questi. Andando con ordine: domenica sera a Report beccano il buon Tonino con le mani nella marmellata e lo stesso non riesce a giustificare molti lati oscuri della gestione finanziaria del suo partito-associazione; partito che a detta di molti dirigenti e militanti IDV ormai era ostaggio del suo fondatore-padrone e del suo “cerchio magico”. E cosa fa il fondatore-padrone di un altro movimento “moralizzatore” e che vuole spazzare via tutti partiti a suo dire formati solo da ladri? Lo propone Presidente della Repubblica!
Poi dopo un paio di secondi di riflessione più “politica”, tutto appare più chiaro e l’intervista con cui Di Pietro oggi di fatto scioglie monocraticamente l’Italia dei Valori, lascia intendere che quelle di Di Pietro e Grillo non sono parole in libertà, ma una strategia preventivata insieme, alle spalle dei tanti militanti ed amministratori IDV che sul territorio si sono fatti e si stanno facendo il mazzo per portare avanti la baracca. E’ semplice: IDV non troverà più spazio in futuro (secondo colui che si ritiene il suo padrone) a causa dell’ascesa di Grillo. Grillo, volendosi assicurare l’elettorato IDV in modo veloce ed indolore, lancia Di Pietro come Capo dello Stato, ben sapendo che non lo diventerà mai e se lo cava definitivamente dalle balle. Di Pietro chiude con la politica e diventerà un immobiliarista di successo così come i suoi familiari più stretti (“smile” sarcastico). L’Italia e gli italiani subiranno l’assenza di un partito che, aldilà di alcuni atteggiamenti rustici ma mai populistici, ha comunque dato tanto al centrosinistra italiano, sapendo incanalare in modo politicamente costruttivo la delusione di molti elettori: una vera e propria spina nel fianco di Berlusconi, Bossi ed altri “malaffaristi” vari che hanno spolpato questo paese. Molti subiranno le sirene del “populismo” (quello vero) e tutti saremo più poveri.

La svolta di Grillo e C.

Dal sito di Beppe Grillo: “I parlamentari (del M5S) avranno comunque diritto (oltre a 5.000 euro lordi al mese) a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo. Per quanto riguarda il personale di supporto all’attività parlamentare, infine, non si potrà superare un rimborso economico di 5 mila euro lordi al mese.” Beh, a conti fatti un parlamentare a 5 Stelle non prenderà molto di meno di un parlamentare standard di un altro partito (ma enormemente di più, ad esempio, di un consigliere regionale!) ma onestamente m’interessa poco.
Quel che m’interessa è vedere come Grillo, da un paio di giorni, sia MOOOLTO più accomodante e meno rigido rispetto al passato. La sua dichiarazione di ieri “Io sono un capo-politico, aiutateci e non criticateci”, o la dichiarazione di oggi di Cancellieri “Crocetta ci seduca con le proposte” denotano un netto cambio di strategia politica. Si stanno rendendo conto che con l’aumentare dei voti, aumentano le responsabilità e che un discorso meramente populistico rischia alla lunga di stancare e, anzi, di creare un effetto controproducente. Una correzione di rotta inevitabile e prevedibile che diventerebbe per i partiti una sfida ancor più impegnativa. Il centrosinistra ha gli strumenti per rispondere colpo su colpo, li deve solo tirare fuori dal cassetto: le primarie aperte per la scelta dei parlamentari valgono 10.000 proclami anti-casta. Un’alleanza chiara e definita prima del voto vale 100.000 “auto-riduzioni” (discutibili) dello stipendio da parlamentare. Rinnovare per davvero le facce in Parlamento e al Governo vale più di qualsiasi strumentalizzazione populistica. Non basta adagiarsi sulla convinzione di avere un programma politico migliore (anche perchè il M5S o il PDL un programma ce l’hanno???), bisogna lottare elettore su elettore per riconquistare la fiducia degli elettori e i segnali vanno dati subito e in modo chiaro.

Cos’è successo in Sicilia? Cosa succederà in Italia?

Bene: il Movimento 5 Stelle è il primo partito in Sicilia. Chi lo sa? Potrebbe accadere la stessa cosa alle Politiche 2013? Non credo, ma anche che fosse, essere il primo partito significa aver ricevuto dai cittadini delle responsabilità e non è mai un bell’inizio dire SENZA MAGGIORANZA ASSOLUTA (che non c’è stata in Sicilia (18%) e non ci sarà alle politiche ovviamente), “noi non faremo alleanze con nessuno!”. Quando si è il primo partito non si governa un paese da soli, si coordina una coalizione di maggioranza e si governa insieme con oneri ed onori. (E dopo sì che il populismo troverà pane per i suoi denti…Parma docet).
Detto questo ovviamente i risultati siciliani devono far aprire gli occhi a molti, non per le percentuali, ma per i voti assoluti: perchè c’è chi ha mobilitato al 100% il proprio elettorato (e con un affluenza del 47%, in pratica ha quasi raddoppiato la propria percentuale) e chi no!
La dichiarazione più inutile della giornata comunque è stata quella di Pierferdinando Casini, quando pretende una coalizione di destra, centro e sinistra contro il populismo! Che non sarebbe altro che il modo migliore per fomentare quel populismo che invece va contenuto con una politica rinnovata che sappia farsi capire dai cittadini.

Saltano i nervi?

Sarò onesto: pur non sostenendolo, la campagna di Renzi fino a dieci giorni mi piaceva. Mi piacevano i suoi toni e come si rapportava nel confronto, anche duro, con chi lo criticava a spron battuto e senza molto senso (aggiungerei). Ora però non capisco più la sua strategia, o meglio inizio a farmi un’idea diversa. Non parlo di idee, quelle rimangono scritte nel suo programma che vale comunque la pena di leggere. Parlo del senso logico (e cronologico) di alcune sue battute. Solo uno ingenuo potrebbe pensare che in queste primarie basterà basarsi unicamente sui programmi: per il ruolo di candidato presidente del Consiglio va valutata anche la persona che porterà avanti quel programma, c’è poco da fare.

Però da quando i sondaggi danno in caduta il suo consenso, Renzi ha iniziato ad adottare una strategia ancora più spregiudicata del “colpo al cerchio e colpo alla botte” che personalmente posso anche comprendere, ma mai m’è piaciuta.
Dire “bisognerà seguire l’agenda Monti anche in futuro” e dopo 4 giorni dire “Monti è senza un’anima” mi lascia perplesso. E’ legittimo, ma mi ricorda l’atteggiamento di chi vuole “sparare” più messaggi (non importa se discordanti tra loro) per poter così sensibilizzare elettorati molto diversi tra loro (montiani ed anti-montiani), senza però evidentemente dare un filo politico a tutto il ragionamento. Sono mesi difficili e mai come ora per rendere un servizio al paese bisogna parlare chiaramente agli Italiani, senza “contraddizioni tattiche” o boutade elettorali. E se potessi dare un consiglio al Sindaco di Firenze, gli direi che probabilmente parte della perdita di consenso potrebbe derivare anche dalla ritrovata ricerca di verità e pragmatismo che molti elettori di centrosinistra stanno maturando e caro Matteo forza ed animo che c’è ancora un mese di tempo per fare decollare in modo costruttivo queste primarie!