No al Governissimo. Sì al Governissimo.

Un governo a guida Enrico Letta, politico e senza scadenze, insieme a Lega e PDL e frantumando la coalizione (visto che SEL non ci sta): sarò stupido io, ma non capisco come tutto ciò non sia definibile come “governissimo”. Proprio il “governissimo” che abbiamo demonizzato sia in campagna elettorale, sia nei 50 giorni di stallo successivi alle elezioni. Ora però l’implosione del PD ci ha trascinato in questa situazione: “non ci sono alternative” si giustificano i dirigenti del partito. Invece le alternative ci sono eccome: una cosa è avere un governo con il nostro vice-segretario Presidente del Consiglio, il segretario del PDL Alfano vice-premier e ministri come Gelmini, Schifani e Paolo Romani. Governo che che tutti vorrebbero far durare almeno un paio di anni. Una cosa completamente diversa (sicuramente “meno inciucista”) è un governo di scopo, sostenuto da una fetta più ampia in Parlamento (eh già le responsabilità dovrebbero essere di tutti), poco politicizzato e quei pochi politici inseriti con un profilo completamente diverso da quelli di cui si sta vociferando.

 
Vorrei fare notare a tutti che a seguito della rottura con SEL, il PD non ha più la maggioranza NEMMENO alla Camera! Ci vuole un genio politico per capire cosa significa tutto ciò? Significa che saremo molto più succubi dei veti di Berlusconi (veti che già ha iniziato a porre) e che questo “governissimo” sarà una Caporetto ancora più dolorosa della disastrosa elezione del Presidente della Repubblica. E cosa fanno i dirigenti del PD? Preparano le espulsioni per chi non si allineerà sul voto di fiducia a questa porcata in Parlamento? Semplicemente ridicolo. Ridicolo appellarsi, proprio su questo passaggio, alla Carta d’Intenti sottoscritta in campagna elettorale, perchè quella Carta d’Intenti è stata completamente stracciata nella disastrosa gestione dell’ultima delicata fase politica.
I “101 traditori” che hanno affossato Prodi a favore della larghe intese (chi per soddisfare le richieste e le ambizioni del proprio capo-bastone, chi perchè temeva di perdere il posticino al sole in caso di scioglimento delle Camere) hanno vinto. Hanno vinto, distruggendo però il partito che per anni abbiamo cercato di costruire pezzo per pezzo in ogni singolo comune d’Italia. Hanno vinto grazie alla loro vigliaccheria e vinceranno due volte quando otterranno l’assurda e stalinista espulsione di coloro (pochi, ahimè) che invece chiederanno al PD di rimanere fedele ai proprio valori e alla propria storia. La vera scissione fatale che rischiamo è quella tra una dirigenza, un gruppo parlamentare completamente scollegati dalla realtà e il proprio elettorato. Non ci si nasconda dietro i problemi gravi di questo paese. Vanno risolti e va fatto con determinazione. Di certo non lo si potrà fare con gli stessi ministri che questi problemi li hanno provocati.
Nemmeno Enrico Letta camminerà sulle acque, ahinoi.

Disastro a Roma!

Chi, come la povera Bindi o altri, afferma che il dramma di questi giorni è stato provocato dall’aver scelto i nostri parlamentari attraverso le primarie, NON HA CAPITO UNA MAZZA!
E’ l’esatto contrario: proprio l’aver stabilito un legame tra eletto ed elettore, scardinando il porcellum e i vari capibastone (D’Alema, ecc…), spinge il parlamentare a non ignorare la propria base. E trovatemi solo uno della base che voleva eleggere Marini, o silurare Prodi?!! La ciliegina sulla torta sarebbe un governo Letta e/o Amato sostenuto col PDL, a quel punto sarebbe la scissione. Sì, la scissione tra questa classe dirigente fallimentare e il proprio popolo.

Marini? No, grazie!!!

Gentili Parlamentari del PD, modenesi e non, fermiamoci e riflettiamo. Marini è persona degna, ma non adatta al ruolo di Capo dello Stato. Intimamente lo sapete bene anche voi. In aggiunta a questo il segnale dato al paese sarebbe deleterio. Di chiusura, mancato rinnovamento e peggio ancora: di inciucio! Non ho trovato un elettore del PD che non si sia ferocemente indignato di fronte a questa prospettiva. Qualsiasi cosa vi abbiano detto: “sì, è un passaggio difficile, ma poi il paese ne capirà il significato”, “saremo in grado con un po’ di pazienza di assorbire anche questo”, “nulla cura come il tempo, vedrete…”, “sappiamo che a molti sembra incomprensibile, ma poi il progetto sarà chiaro a tutti a lungo termine” – beh sappiate che sono tutte cazzate. La corda s’è spezzata e comunque vada il PD rischia di avviarsi verso il tramonto. Dipende solo da voi, nell’urna di Montecitorio, decidere se ricollegare in extremis le istituzioni al paese, facendo lo sforzo, immane ma necessario, di cambiare prospettiva per una volta. Non vi si chiede di votare un inetto, un incapace, una persona brava nella propria professione ma senza il profilo giusto per fare il Capo dello Stato. Vi si chiede di NON votare per chi non saprebbe garantire l’unità nazionale, per chi non avrebbe la statura dimostrata invece dai suoi predecessori. Vi si chiede di non consegnare il nostro paese definitivamente all’antipolitica. Questa è una cosa che va ben oltre il Partito Democratico e la coalizione di centrosinistra, va ben oltre i posizionamenti interni, i congressi, o le riconsegna (o meno) delle tessere, sono sicuro che ne siate pienamente consapevoli.
Buon lavoro.

Il Novecento è finito. Ripeto, il Novecento è finito!

So di essere controcorrente ma non riesco a capacitarmene. La soluzione prospettata dal Presidente della Repubblica rischia di diventare una pezza che risulterà peggio del buco. Quello che sembra un punto fermo, in realtà mina tutto il delicato sistema previsto dalla Costituzione e tutto questo per non dimettersi con sole due settimane d’anticipo, favorendo così lo sblocco del gorgo istituzionale? Io non ne vedo proprio l’utilità!
L’Italia non è l’Olanda, ripeto: L’ITALIA-NON-E’-L’OLANDA!!!
Della cosa me ne dispiaccio con tutto il cuore e davvero non capisco una mossa che, oltre a decretare la morte della politica per come la conosciamo, a mio modesto e incompetente avviso, travalica anche la Costituzione! Tutti teneva il bluff in mano, Grillo compreso, gli unici ad avere a cuore il paese era la coalizione di centrosinistra, che guarda caso è stata l’unica vittima di questa forzatura bizantina del Capo dello Stato (pazienza, ormai ci siamo abituati a che sia sempre e solo colpa del PD).
Riconosco in Napolitano un uomo di grandissima struttura e dotato di capacità politiche non comuni al giorno d’oggi (la formazione comunista d’una volta si vede, eccome) ma questa volta ha tentato una strada sbagliata.
Direte: tutti i partiti sono d’accordo, Grillo compreso. Rispondo che questo non è sufficiente per prospettare soluzioni condivise e che ci tirino fuori dalla melma.
Un anno e mezzo di governo Monti bersagliato dai veti incrociati non c’ha insegnato niente??? E se Grillo tra due giorni dovesse cambiare “strumentalmente” idea? E se Monti, premier posticcio e delegittimato, dovesse rimettere le tasche nelle mani degli Italiani per non saltare gambe all’aria di nuovo? Chi sono questi saggi? Da chi sono stati eletti? Tutto questo è benzina per i populismi. Populismi che forse vengono ANCORA considerati non troppo pericolosi perchè potenzialmente facili da disinnescare??? Seee, buonasera proprio.
E intanto di elezioni-non-fatte e decisioni-forti-non-prese è morto questo paese.
Napolitano è un grande uomo. Sì, un grande uomo del Novecento.

Ma cosa fa Napolitano???

Le chiacchiere stanno a zero: ovviamente il PD è intriso di difetti e appesantito da dirigenti che non ne hanno mai azzeccata una e che abbiamo tenuto a far danni per intere ere politiche. Detto questo è sempre più evidente che rimane il solo e unico partito politico in Italia, fatto e finito. Non si può dire lo stesso per SEL, ridotta ormai a percentuali risicate e dipendenti dalle sole fortune di Nichi Vendola. Non è un partito ovviamente il Movimento 5 Stelle; o meglio, lo sarebbe tecnicamente, ma non nella pratica democratica che definisce come partito un movimento politico dove si costruisce insieme una linea politica, che invece lì viene dettata a suon di post e insulti dal blog di un vecchio comico inacidito. Del PDL e Lega nemmeno parlo perchè sono l’esatto contrario della definizione di presidio democratico. Rivoluzione Civile? Non pervenuta e comunque quando perveniva mi faceva scappare da ridere. Scelta Civica? Nemmeno esiste più come soggetto unitario.
Detto questo e ribaditi i limiti intrinsechi dell’unico partito, il PD, vorrei che riflettessimo su quello che sta avvenendo in questi momenti delicatissimi, che sono convinto disegneranno, in poche ore, lo scacchiere politico italiano dei prossimi 10 anni.

La coalizione di centrosinistra è prima per numero di voti e parlamentari ,ma non ha la maggioranza assoluta nella Camera Alta. Il M5S e il PDL sono congelati dall’indecisione e dall’incapacità di proporre un governo. Come se non bastasse, davanti ad un programma di cambiamento di 8 punti chiari e inderogabili non sanno quali pretesti inventarsi, danneggiando il paese, solo per il gusto di vedere Bersani schiantarsi (insieme all’Italia…).
Un governo senza il PD non è possibile e su questo il premier incaricato sta cercando di fare leva nel confronto con il Capo dello Stato, che mi permetto però di criticare, pur rispettando le sue prerogative costituzionale (così la formula di rito, l’ho detta anch’io). E’ innegabile come da Tangentopoli in poi (e da quando Cossiga finì finalmente il settennato peggiore che ricordiamo) il ruolo del Presidente della Repubblica in Italia abbia acquisito una rilevanza (e di conseguenza una responsabilità) mai raggiunta nè prevista nei precedenti decenni repubblicani. Scalfaro, Ciampi e lo stesso Napolitano hanno dimostrato di essere statisti immensi, fari nella nebbia para-democratica della 2^ Repubblica.
Napolitano però dovrebbe comprendere come affossare il tentativo di un governo Bersani, o comunque di un governo politico a guida PD, sarebbe il vero salto nel buio, da cui NESSUNO (neanche il buon Matteo Renzi) potrebbe proteggerci. In un solo mese, il PD passa, nei sondaggi, da primo a terzo partito, siamo davvero sicuri che anche un nome nuovo possa ribaltare (con questa legge elettorale) il trend negativo che stiamo imbroccando e che verrebbe sicuramente peggiorato ulteriormente in caso di “governissimo” o “governo del Presidente”? E questo nome nuovo può essere così svincolato (politicamente: perchè in fin dei conti è con la politica che si governa un paese!) proprio dall’unico partito che rispetta i criteri europei di democrazia (interna ed esterna)?
Sono domande alle quali dovremo dare una risposta, e che temo che il Capo dello Stato stia volutamente sottovalutando.
La mia posizione è chiara: mai col PDL, si vada dinanzi alle Camere con un governo politico di centrosinistra (Bersani premier o altro nome, sempre PD però!), 8 punti chiarissimi e che sia il PD ad intestarsi (meglio di come ha fatto in campagna elettorale) il vero cambiamento! Se saranno altri a farlo per noi, oltre a fallire loro stessi, fallirebbe il (già) fragile progetto di centrosinistra italiano. Definitivamente. Mi piacerebbe che questo lo capissero anche tutti quei dirigenti del Partito Democratico, attempati e non, rampanti e non, che di giorno sostengono il tentativo quasi impossibile del PD, e di notte si immaginano alternative col solo scopo di non sparire dal prossimo quadro che verrà a crearsi. Fosse per me, sarebbero proprio loro i primi ad andarsene a casa. E poi potremo ripartire, attraversando il deserto, ma ripartendo.

Da Cipro all’Italia?

Mi prendo la libertà di dire due cose sulla crisi di Cipro: paese di cui mi vanto, con molta immodestia, di aver seguito da vicino sia la storia che i recenti avvenimenti. Ora: premetto che mai e poi mai la crisi finanziaria delle super-banche cipriote dovrebbe abbattersi sulle famiglie, ma qui il ragionamento deve essere più complesso rispetto alla solita protesta “Fanculo l’Europa, l’Euro e la Germania soprattutto!”. La prima causa dell’abisso in cui è precipitata Cipro, mi costa dirlo, sono i ciprioti stessi, che per anni hanno votato governi e politici che non si curavano della situazione economica sempre più precaria senza volervi porre rimedio, ma piuttosto continuando ad adulare il proprio popolo con bugie che ai ciprioti faceva comodo credere. Esemplare, da questo punto di vista, l’ex-presidente, che si diceva persino “comunista” (dello stesso partito comunista cipriota che oggi manifesta in piazza…) che snobbava i “warning” della BCE e del FMI, spiegando ai suoi connazionali come dall’Europa si potesse avere, senza curarsi di dare. Bell’esemplare di comunista, che invece io definirei “populista” (per evitare di infangare inutilmente la tradizione, di sicuro più nobile, dell’eurocomunismo) che poi apriva le banche di Cipro al riciclaggio di denaro sporco provenienti dall’attività criminali dei gangster russi. Russi che hanno portato miliardi di euro con ancora addosso l’odore del sangue, della droga e delle armi. Ahimè, ora s’è arrivati al “nec plus ultra” e i nodi vengono al pettine. Soprattutto le classi più deboli pagheranno l’inettitudine del corrotto sistema cipriota. Sistema-paese che ancora non s’è ripreso dalla guerra del 1974 e dalla successiva occupazione militare che ancor oggi divide l’isola in due!
Il sistema politico, per pararsi il didietro, non si farà scrupoli nel far convergere la rabbia dei cittadini sulle istituzioni europee, che se hanno una colpa è quella parlare solo di austerità e mai di solidarietà, alimentando involontariamente questo pericoloso circolo vizioso.
Spero che tutto ciò serva di lezione anche a noi italiani e che finalmente ci dia la possibilità di aprire gli occhi per poter qualificare, per quello che è, la demagogia pericolosa di qualche comico da strapazzo, che mira alla gloria personale a suon di “coups de theatre”, portando in realtà a risultati di tutt’altro tipo rispetto a quanto inizialmente raccontato agli italiani.

E ora? Ora si salva l’Italia!

Più che analizzare il voto, credo che si debba analizzare il da farsi. Ok, lo shock è stato grande per tutti. Inutile negare che la campagna elettorale del centrosinistra sia stata inefficace: un buon programma, un ottimo candidato premier , che però non hanno saputo entusiasmare giocando in difesa e dando a Berlusconi la possibilità di personificare su di lui e sul PDL la forza di “rottura”, nonostante sia stato al governo 4 degli ultimi 5 anni, (incredibile!)
Riflettiamo in premessa su alcuni aspetti però:

1) Ci sarebbe molto da recriminare: un anno fa ci dissero che con grande senso di responsabilità il PD non chiedeva le elezioni anticipate ed avrebbe sostenuto il governo tecnico di Monti per non far cadere il paese nell’instabilità. Oggi invece siamo precipitati nell’instabilità più assoluta anche per la mancata analisi sugli ipotetici scenari successivi e le dovute contromisure, ma tant’è.

2) Per la terza volta in 6 elezioni Silvio Berlusconi perde e non avrà la maggioranza in Parlamento. Sarà un animale elettorale ma metà delle volte ha perso ed eppure è sempre lì, vuol dire che è inutile sperare di allontanare Berlusconi dalla politica sconfiggendolo nelle urne, la sua leadership, sia tra i suoi parlamentari che gli elettori, non è di tipo politico ma clientelare, ahimè. Ed è per questo il vero pericolo democratico in Italia.

3) Il risultato di Grillo è oltre ogni previsione ed è dovuto a molti motivi (inerzia dei partiti davanti agli scandali, crisi economica, ecc…) ma anche in parte spiegabile con l’incredibile aspettativa che i media hanno creato su di lui. Aspettativa che lui ha sapientemente saputo coltivare, grazie alle tattiche studiate da Casaleggio e cucitegli su misura! Altro che “censura mediatica” (chi gli crede in questo è uno stolto) e le scene dei giornalisti che assalivano Grillo ai comizi o al seggio (anche a costo di violare il silenzio elettorale!) non facevano che alimentare l’attenzione su di lui, senza però dargli modo di scoprirsi troppo o dover rispondere alle legittime domande, alle quali ogni politico avrebbe il DOVERE di rispondere!

Non andrò oltre nell’analisi del risultato o sui pericoli della deriva populista escogitate da Berlusconi e Grillo, perchè ora il problema più grande è riuscire a gestire la situazione delicatissima in Parlamento (e nel paese!) con una classe dirigente che è in parte delegittimata politicamente (sia per demeriti propri, ma soprattutto perchè vittima del populismo esasperato).

Il dato più allarmante: il 55% degli italiani hanno dato il loro voto a forze che parlano apertamente di uscire dall’Euro, probabilmente senza nemmeno apprezzare in pieno cosa questo significherebbe concretamente.

Non vedo, quindi, chi questa responsabilità possa dimostrarla, se non Bersani.

E’ il momento di usare ora l’incisività che è mancata in campagna elettorale. Il centrosinistra ha la maggioranza alla Camera e ha il diritto di formare un governo. Un governo che sarà necessariamente di minoranza al Senato. 4/5 punti chiarissimi e da fare subito: riduzione dei costi della politica, riforma della legge elettorale, elezione del Presidente della Repubblica, risoluzione del conflitto di interesse e legge anti-corruzione seria!

Mai con Berlusconi! E richiamando ogni senatore ma anche ogni deputato al suo ruolo e alla propria coscienza. Anche perchè in aula non ci saranno spazi per le urla e le strumentalizzazioni proprie di questa bruttissima campagna elettorale. Sarà quindi onere dei parlamentari del Movimento 5 Stelle districarsi tra il caos delle affermazioni del loro capobranco e contemporaneamente dimostrare che in aula non sono eterodiretti da una lussuosa villa di Genova. Sarà loro onere dimostrare che si rendono conto della situazione del paese e che tra Bersani e Berlusconi c’è onestamente un abisso.
Di una cosa son convinto e anche i “grillini” dovrebbero preoccuparsi: a continuare a tirare i sassi contro il centrosinistra Grillo non arriverà mai a governare questo paese da solo! L’unica cosa che otterrebbe, sarebbe un’inevitabile vittoria di Berlusconi alle prossime elezioni (che sono sempre in agguato!), che, ripeto, è pericolo più attuale che mai.

Abbiamo l’occasione storica di cambiare tutto e stavolta di farlo per davvero, non avremo una seconda occasione per qualificarci agli occhi degli elettori per quello che siamo e che vogliamo essere. Ma da soli non lo possiamo fare ed ora deve essere evidente, a tutti quelli che tengono realmente al progresso della nostra comunità, che bisogna scendere dal trespolo e rimboccarsi le maniche, ma per davvero.

E se il bang lo facesse proprio Grillo?

La strategia di Beppe Grillo per guadagnare consenso? Eccola qua: non rispondere mai alle perplessità portate con pacatezza da chi ha legittimamente deciso di non votarlo, denigrare tutti coloro che non intendono votarlo come prezzolati dal sistema politico (questa è di una gravità inaudita…), offendere strategicamente e sistematicamente gli avversari politici, spalmando su tutti indistintamente responsabilità presenti e passate, soprannominarli con nomignoli derisori che puntualmente vengono ripresi a pappagallo e viralizzati da molti dei seguaci del Beppegrillo.it (conosciuto anche come Movimento 5 Stelle).
Ma tranquilli cari amici, tra 10 giorni tutto sarà finito e lo sarà in questi termini: Grillo prenderà voti, probabilmente tanti, ma dal giorno dopo sarà evidente, a Grillo in primis e poi all’Italia intera, che il comportamento del leader del M5S è semplicemente insostenibile. Secondo molti il populismo che ha messo in moto gli è già scappato di mano. Non so, io non sopporto invece che lui e i suoi sostenitori (che mai mettono in discussione il verbo del Messia e ne ripetono a memoria e in loop la solita lezioncina trita e ritrita, nomignoli ideati da Casaleggio inclusi) si autoincensino proprio come coloro che stanno evitando una deriva estremista nel nostro paese.
Il M5S porterà, a spanne, 100 nuovi parlamentari a Roma, che in tutta sincerità saranno davvero aria fresca per la nostra democrazia. Ma sarà proprio il rapporto che Grillo e Casaleggio terranno con i rappresentanti del Movimento in Parlamento il vero vulnus, lì vedremo se il fondatore e l’unico detentore del simbolo, del nome e di tutti gli annessi e connessi, sarà coerente con quanto assicura da sempre, ovvero che lui è solo un “megafono del popolo” e che il suo compito sarà in gran parte esaurito con l’approdo in Parlamento. I gruppi M5S saranno autonomi (come dovrebbero) o invece continuerà (come credo) a decidere lui per tutti (espulsioni, indirizzi politici via blog, voti in aula)?
Due mesi fa dissi che iniziava l’agonia del “Grillo politico” (quello comico invece ha avanti a sè ancora decenni di successi, per mia fortuna, visto che l’adoro come artista).
Credetemi, senza astio, ma lo penso ancor di più oggi. Non saranno le percentuali (in sicuro aumento rispetto a dicembre) a salvare la baracca a medio-lungo termine, anzi proprio l’aumento dei consensi sarà il catalizzatore dell’evoluzione del Movimento in qualcosa di oggettivamente insostenibile così com’è (a meno che Casaleggio non idei qualcosa di nuovo e alla svelta). In sintesi: ha calcato troppo sull’acceleratore il buon Beppe e alla prova dei fatti o delude i suoi elettori più oltranzisti, vittime del suo populismo esasperato, oppure darà una dimostrazione di inadeguatezza politica totale. In ogni caso saranno cavoli amari… per tutti!

Due piccioni con una Favia!

Oggi muore definitivamente il Movimento 5 Stelle: l’agonia non sarà particolarmente lunga secondo me, vista la relativamente bassa presenza sul territorio e nelle istituzioni.
Beppe Grillo ha preferito dare un “giro di vite” di mussoliniana memoria per mantenere a vita il controllo totale sulla propria creatura, visto che è consapevole di non avere nè gli strumenti, nè le competenze politiche per farlo democraticamente.
Lui e Gianroberto Casaleggio sono così nervosi ed obnubilati che nemmeno nelle prossime ore si capaciteranno del colpo mortale che loro stessi hanno assestato alla propria credibilità e soprattutto a quella di migliaia di innocenti militanti sparsi per l’Italia.

Interessante le somiglianze con la contemporanea tragicommedia del ritorno di Berlusconi, che ha sconvolto per qualche minuto il mondo salvo poi essere smentito in fretta e furia vista la malaparata, al pari di una scoreggia!
I populismi si sconfiggono così, con la buona politica che si apre in modo INCONDIZIONATO agli elettori. Inizio a credere che le primarie per il premier e quelle in arrivo per i parlamentari siano tra le cause principali della perdità di lucidità del duo populista ed anti-europeista Grillo-Berlusconi e di conseguenza della loro conseguente auto-eliminazione.
OGGI INIZIA LA TERZA REPUBBLICA , avanti così, all’attacco!

E gli altri 3?

Passato il caos dei primi risultati Bersani-Renzi, faccio un’analisi sul risultato di Vendola, Puppato, Tabacci, con la speranza di essere oggettivo e con la volontà dichiarata di non cercare polemiche (altrimenti le avrei fatte anche prima del voto di domenica scorsa, no?).
Tutte queste tre candidature hanno fatto tutte bene a queste primarie (detto, ridetto, stradetto) e rinforzano la coalizione.
Ma vedendo le percentuali, confesso che mi aspettavo più voti per tutti e 3, mentre la competizione s’è molto polarizzata sin da subito (purtroppo!).
Vendola pur facendo il pieno al Sud, al Nord non ha preso voti in pratica. Tabacci (nonostante i Marxisti per Tabacci) e Puppato (nonostante un bel programma e una discreta campagna) sotto le aspettative (e di molto). Sinceramente e senza alcun polemica, non riesco a capire come si possa definire “un miracolo” un risultato al 2% (o appena 80.000 voti su oltre 3milioni).
Io voglio che Bersani faccia sue le proposte della Puppato. Ma mi vien da suggerire come certe candidature, soprattutto quando minoritarie (che sono le candidature più belle e coraggiose!), dovrebbero proprio per questo nascere da un contesto politico più solido e soprattutto con un percorso pregresso alle spalle di costruzione del programma, soprattutto in primarie per la premiership.
La differenza tra orgogliosa battaglia di minoranza e semplice candidatura di testimonianza è molto labile. Ora pensiamo al ballottaggio, ma poi spero che, già dal prossimo congresso del PD, si possa dare finalmente sbocco ad un percorso, ormai consolidato e maturo, di rinnovamento del PD e di conseguenza di tutta la politica italiana!