Ma cosa fa Napolitano???

Le chiacchiere stanno a zero: ovviamente il PD è intriso di difetti e appesantito da dirigenti che non ne hanno mai azzeccata una e che abbiamo tenuto a far danni per intere ere politiche. Detto questo è sempre più evidente che rimane il solo e unico partito politico in Italia, fatto e finito. Non si può dire lo stesso per SEL, ridotta ormai a percentuali risicate e dipendenti dalle sole fortune di Nichi Vendola. Non è un partito ovviamente il Movimento 5 Stelle; o meglio, lo sarebbe tecnicamente, ma non nella pratica democratica che definisce come partito un movimento politico dove si costruisce insieme una linea politica, che invece lì viene dettata a suon di post e insulti dal blog di un vecchio comico inacidito. Del PDL e Lega nemmeno parlo perchè sono l’esatto contrario della definizione di presidio democratico. Rivoluzione Civile? Non pervenuta e comunque quando perveniva mi faceva scappare da ridere. Scelta Civica? Nemmeno esiste più come soggetto unitario.
Detto questo e ribaditi i limiti intrinsechi dell’unico partito, il PD, vorrei che riflettessimo su quello che sta avvenendo in questi momenti delicatissimi, che sono convinto disegneranno, in poche ore, lo scacchiere politico italiano dei prossimi 10 anni.

La coalizione di centrosinistra è prima per numero di voti e parlamentari ,ma non ha la maggioranza assoluta nella Camera Alta. Il M5S e il PDL sono congelati dall’indecisione e dall’incapacità di proporre un governo. Come se non bastasse, davanti ad un programma di cambiamento di 8 punti chiari e inderogabili non sanno quali pretesti inventarsi, danneggiando il paese, solo per il gusto di vedere Bersani schiantarsi (insieme all’Italia…).
Un governo senza il PD non è possibile e su questo il premier incaricato sta cercando di fare leva nel confronto con il Capo dello Stato, che mi permetto però di criticare, pur rispettando le sue prerogative costituzionale (così la formula di rito, l’ho detta anch’io). E’ innegabile come da Tangentopoli in poi (e da quando Cossiga finì finalmente il settennato peggiore che ricordiamo) il ruolo del Presidente della Repubblica in Italia abbia acquisito una rilevanza (e di conseguenza una responsabilità) mai raggiunta nè prevista nei precedenti decenni repubblicani. Scalfaro, Ciampi e lo stesso Napolitano hanno dimostrato di essere statisti immensi, fari nella nebbia para-democratica della 2^ Repubblica.
Napolitano però dovrebbe comprendere come affossare il tentativo di un governo Bersani, o comunque di un governo politico a guida PD, sarebbe il vero salto nel buio, da cui NESSUNO (neanche il buon Matteo Renzi) potrebbe proteggerci. In un solo mese, il PD passa, nei sondaggi, da primo a terzo partito, siamo davvero sicuri che anche un nome nuovo possa ribaltare (con questa legge elettorale) il trend negativo che stiamo imbroccando e che verrebbe sicuramente peggiorato ulteriormente in caso di “governissimo” o “governo del Presidente”? E questo nome nuovo può essere così svincolato (politicamente: perchè in fin dei conti è con la politica che si governa un paese!) proprio dall’unico partito che rispetta i criteri europei di democrazia (interna ed esterna)?
Sono domande alle quali dovremo dare una risposta, e che temo che il Capo dello Stato stia volutamente sottovalutando.
La mia posizione è chiara: mai col PDL, si vada dinanzi alle Camere con un governo politico di centrosinistra (Bersani premier o altro nome, sempre PD però!), 8 punti chiarissimi e che sia il PD ad intestarsi (meglio di come ha fatto in campagna elettorale) il vero cambiamento! Se saranno altri a farlo per noi, oltre a fallire loro stessi, fallirebbe il (già) fragile progetto di centrosinistra italiano. Definitivamente. Mi piacerebbe che questo lo capissero anche tutti quei dirigenti del Partito Democratico, attempati e non, rampanti e non, che di giorno sostengono il tentativo quasi impossibile del PD, e di notte si immaginano alternative col solo scopo di non sparire dal prossimo quadro che verrà a crearsi. Fosse per me, sarebbero proprio loro i primi ad andarsene a casa. E poi potremo ripartire, attraversando il deserto, ma ripartendo.

Da Cipro all’Italia?

Mi prendo la libertà di dire due cose sulla crisi di Cipro: paese di cui mi vanto, con molta immodestia, di aver seguito da vicino sia la storia che i recenti avvenimenti. Ora: premetto che mai e poi mai la crisi finanziaria delle super-banche cipriote dovrebbe abbattersi sulle famiglie, ma qui il ragionamento deve essere più complesso rispetto alla solita protesta “Fanculo l’Europa, l’Euro e la Germania soprattutto!”. La prima causa dell’abisso in cui è precipitata Cipro, mi costa dirlo, sono i ciprioti stessi, che per anni hanno votato governi e politici che non si curavano della situazione economica sempre più precaria senza volervi porre rimedio, ma piuttosto continuando ad adulare il proprio popolo con bugie che ai ciprioti faceva comodo credere. Esemplare, da questo punto di vista, l’ex-presidente, che si diceva persino “comunista” (dello stesso partito comunista cipriota che oggi manifesta in piazza…) che snobbava i “warning” della BCE e del FMI, spiegando ai suoi connazionali come dall’Europa si potesse avere, senza curarsi di dare. Bell’esemplare di comunista, che invece io definirei “populista” (per evitare di infangare inutilmente la tradizione, di sicuro più nobile, dell’eurocomunismo) che poi apriva le banche di Cipro al riciclaggio di denaro sporco provenienti dall’attività criminali dei gangster russi. Russi che hanno portato miliardi di euro con ancora addosso l’odore del sangue, della droga e delle armi. Ahimè, ora s’è arrivati al “nec plus ultra” e i nodi vengono al pettine. Soprattutto le classi più deboli pagheranno l’inettitudine del corrotto sistema cipriota. Sistema-paese che ancora non s’è ripreso dalla guerra del 1974 e dalla successiva occupazione militare che ancor oggi divide l’isola in due!
Il sistema politico, per pararsi il didietro, non si farà scrupoli nel far convergere la rabbia dei cittadini sulle istituzioni europee, che se hanno una colpa è quella parlare solo di austerità e mai di solidarietà, alimentando involontariamente questo pericoloso circolo vizioso.
Spero che tutto ciò serva di lezione anche a noi italiani e che finalmente ci dia la possibilità di aprire gli occhi per poter qualificare, per quello che è, la demagogia pericolosa di qualche comico da strapazzo, che mira alla gloria personale a suon di “coups de theatre”, portando in realtà a risultati di tutt’altro tipo rispetto a quanto inizialmente raccontato agli italiani.

E se il bang lo facesse proprio Grillo?

La strategia di Beppe Grillo per guadagnare consenso? Eccola qua: non rispondere mai alle perplessità portate con pacatezza da chi ha legittimamente deciso di non votarlo, denigrare tutti coloro che non intendono votarlo come prezzolati dal sistema politico (questa è di una gravità inaudita…), offendere strategicamente e sistematicamente gli avversari politici, spalmando su tutti indistintamente responsabilità presenti e passate, soprannominarli con nomignoli derisori che puntualmente vengono ripresi a pappagallo e viralizzati da molti dei seguaci del Beppegrillo.it (conosciuto anche come Movimento 5 Stelle).
Ma tranquilli cari amici, tra 10 giorni tutto sarà finito e lo sarà in questi termini: Grillo prenderà voti, probabilmente tanti, ma dal giorno dopo sarà evidente, a Grillo in primis e poi all’Italia intera, che il comportamento del leader del M5S è semplicemente insostenibile. Secondo molti il populismo che ha messo in moto gli è già scappato di mano. Non so, io non sopporto invece che lui e i suoi sostenitori (che mai mettono in discussione il verbo del Messia e ne ripetono a memoria e in loop la solita lezioncina trita e ritrita, nomignoli ideati da Casaleggio inclusi) si autoincensino proprio come coloro che stanno evitando una deriva estremista nel nostro paese.
Il M5S porterà, a spanne, 100 nuovi parlamentari a Roma, che in tutta sincerità saranno davvero aria fresca per la nostra democrazia. Ma sarà proprio il rapporto che Grillo e Casaleggio terranno con i rappresentanti del Movimento in Parlamento il vero vulnus, lì vedremo se il fondatore e l’unico detentore del simbolo, del nome e di tutti gli annessi e connessi, sarà coerente con quanto assicura da sempre, ovvero che lui è solo un “megafono del popolo” e che il suo compito sarà in gran parte esaurito con l’approdo in Parlamento. I gruppi M5S saranno autonomi (come dovrebbero) o invece continuerà (come credo) a decidere lui per tutti (espulsioni, indirizzi politici via blog, voti in aula)?
Due mesi fa dissi che iniziava l’agonia del “Grillo politico” (quello comico invece ha avanti a sè ancora decenni di successi, per mia fortuna, visto che l’adoro come artista).
Credetemi, senza astio, ma lo penso ancor di più oggi. Non saranno le percentuali (in sicuro aumento rispetto a dicembre) a salvare la baracca a medio-lungo termine, anzi proprio l’aumento dei consensi sarà il catalizzatore dell’evoluzione del Movimento in qualcosa di oggettivamente insostenibile così com’è (a meno che Casaleggio non idei qualcosa di nuovo e alla svelta). In sintesi: ha calcato troppo sull’acceleratore il buon Beppe e alla prova dei fatti o delude i suoi elettori più oltranzisti, vittime del suo populismo esasperato, oppure darà una dimostrazione di inadeguatezza politica totale. In ogni caso saranno cavoli amari… per tutti!

Due piccioni con una Favia!

Oggi muore definitivamente il Movimento 5 Stelle: l’agonia non sarà particolarmente lunga secondo me, vista la relativamente bassa presenza sul territorio e nelle istituzioni.
Beppe Grillo ha preferito dare un “giro di vite” di mussoliniana memoria per mantenere a vita il controllo totale sulla propria creatura, visto che è consapevole di non avere nè gli strumenti, nè le competenze politiche per farlo democraticamente.
Lui e Gianroberto Casaleggio sono così nervosi ed obnubilati che nemmeno nelle prossime ore si capaciteranno del colpo mortale che loro stessi hanno assestato alla propria credibilità e soprattutto a quella di migliaia di innocenti militanti sparsi per l’Italia.

Interessante le somiglianze con la contemporanea tragicommedia del ritorno di Berlusconi, che ha sconvolto per qualche minuto il mondo salvo poi essere smentito in fretta e furia vista la malaparata, al pari di una scoreggia!
I populismi si sconfiggono così, con la buona politica che si apre in modo INCONDIZIONATO agli elettori. Inizio a credere che le primarie per il premier e quelle in arrivo per i parlamentari siano tra le cause principali della perdità di lucidità del duo populista ed anti-europeista Grillo-Berlusconi e di conseguenza della loro conseguente auto-eliminazione.
OGGI INIZIA LA TERZA REPUBBLICA , avanti così, all’attacco!

E gli altri 3?

Passato il caos dei primi risultati Bersani-Renzi, faccio un’analisi sul risultato di Vendola, Puppato, Tabacci, con la speranza di essere oggettivo e con la volontà dichiarata di non cercare polemiche (altrimenti le avrei fatte anche prima del voto di domenica scorsa, no?).
Tutte queste tre candidature hanno fatto tutte bene a queste primarie (detto, ridetto, stradetto) e rinforzano la coalizione.
Ma vedendo le percentuali, confesso che mi aspettavo più voti per tutti e 3, mentre la competizione s’è molto polarizzata sin da subito (purtroppo!).
Vendola pur facendo il pieno al Sud, al Nord non ha preso voti in pratica. Tabacci (nonostante i Marxisti per Tabacci) e Puppato (nonostante un bel programma e una discreta campagna) sotto le aspettative (e di molto). Sinceramente e senza alcun polemica, non riesco a capire come si possa definire “un miracolo” un risultato al 2% (o appena 80.000 voti su oltre 3milioni).
Io voglio che Bersani faccia sue le proposte della Puppato. Ma mi vien da suggerire come certe candidature, soprattutto quando minoritarie (che sono le candidature più belle e coraggiose!), dovrebbero proprio per questo nascere da un contesto politico più solido e soprattutto con un percorso pregresso alle spalle di costruzione del programma, soprattutto in primarie per la premiership.
La differenza tra orgogliosa battaglia di minoranza e semplice candidatura di testimonianza è molto labile. Ora pensiamo al ballottaggio, ma poi spero che, già dal prossimo congresso del PD, si possa dare finalmente sbocco ad un percorso, ormai consolidato e maturo, di rinnovamento del PD e di conseguenza di tutta la politica italiana!

Perchè Bersani

Vorrei spiegare perchè ho votato e voterò Pier Luigi Bersani in dettaglio. Ritengo il programma di Matteo Renzi pieno di spunti utili che chiunque vincerà dovrà portare nella futura azione di governo. A sostegno della candidatura di Renzi trovo persone di cui ho stima e che spero che presto possano sostituire quella classe dirigente che ormai ha esaurito la spinta propulsiva. Parlando impropriamente potrei essere definito un “rottamatore” per Bersani (e ho già spiegato perchè solo Bersani può, e deve, aprire al vero rinnovamento).
Con la premessa che sosterrò e voterò alle politiche il PD e Matteo Renzi nell’ipotetico caso dovesse prevalere al ballottaggio, io domenica prossima PREFERISCO BERSANI!
Perchè, oltre ad avere un programma solido ed aver già dimostrato competenze al governo nazionale, mette un grande raggruppamento di persone, esperienze ed idee, il PD, al centro di tutto. Il programma della Leopolda, i sostenitori del Sindaco di Firenze, a Modena e in Italia, meritano rispetto. Mi preoccupano molto invece i toni e i modi con cui Matteo Renzi in persona cerca e chiede il consenso. Non è solo per la demagogia (es. abolizione finanziamento pubblico ai partiti), non è solo questione di termini (“NOI” piuttosto che “IO” o “LORO”). E’ che non si può cavalcare il risentimento verso la politica, cercando di spaccare tutto e anche a costo anche di screditare il PD e i partiti in genere come strumento di democrazia.
Tutto va riformato (è vero, e me ne voglio assumere anch’io la responsabilità) ma per riformare qualcosa bisogna evitare di distruggerla prima, no? Matteo Renzi non mi da garanzie di fedeltà ad un progetto a lungo termine e che metta prima le idee e le necessità del paese piuttosto che il suo bel facciotto. In politica bisogna saper parlare anche alla pancia del paese, fa parte del gioco, ma sempre promettendo ciò che si può mantenere e farlo con parole che non alimentino (volutamente) tensioni.
Viviamo nella società dell’apparenza (ahimè) e forse anche a sinistra dovremo imparare a comunicare, ma l’Italia non ha più bisogno di uno che dica quello che ci vogliamo (egoisticamente) sentire dire, ma di una persona che ci dica le cose come stanno e che cerca di proiettarci nel futuro con politiche nuove sì, ma con radici profonde. E questa persona è Pier Luigi Bersani!
W il centrosinistra e W le primarie!

Chi vuole l’escalation a Gaza?

Premetto: io sono assolutamente pacifista, completamente equidistante dalle due fazioni, Israeliani e Palestinesi, in guerra (perchè di guerra si tratta). L’ONU, gli Stati Uniti del Premio Nobel per la Pace Obama, l’Unione Europea DEVONO intervenire subito per bloccare un conflitto, ormai fuori controllo, con tutta la pressione di cui sono dotati e successivamente valutare anche l’invio di una forza militare di Pace. Israele deve essere fermato ma i Palestinesi devono abbandonare una volta per tutte il terrorismo: come ci sono arrivati a Gaza le migliaia di razzi che stanno cadendo sulle popolazioni civili? Sono il pretesto migliore di Israele! I fantasmi del passato riemergono, l’ombra dei signori della guerra che sguazzano nel creare conflittualità tra popoli unicamente sulla base di ideologie. Non è più un’ “azione di auto-difesa preventiva”, nè una “guerra di liberazione”, nè un’ “intifada”. Per queste ragioni, e guardando in casa mia, continuo non capire come una parte di sinistra italiana continui a sostenere a senso unico la cosiddetta “resistenza” palestinese. Sto, come sempre, dalla parte della popolazione civile sotto le bombe, ma non si può invece solidarizzare con quella minoranza che travestendosi da “martiri della libertà”, in questi anni hanno contrabbandato razzi ed armi nella Striscia di Gaza per poter cancellare in un futuro prossimo lo Stato di Israele. L’unico risultato ottenuto è stato il far pagare all’inerme popolazione palestinese la reazione (volutamente) sproporzionata dell’esercito israeliano. La comunità internazionale imponga una tregua immediata per permettere ai palestinesi di isolare subito Hamas e le brigate estremiste. Togliamo ogni pretesto all’esercito israeliano di entrare con le truppe a Gaza, ORA!

Aprirsi per non morire…

Spero almeno avremo l’onestà intellettuale, finite queste primarie, di riconoscere che le regole per l’accesso al voto sono semplicemente allucinanti. Allucinanti per chi è (o era) intenzionato a votare o ancor di più per i volontari che saranno impegnati la giornata (o le giornate) della consultazione. Registrarsi on-line equivale a NON registrarsi: ok. Ci sono elettori che stanno girando la provincia per andare in uno dei 7 uffici elettorali del PD, senza che sia stata diffusione delle aperture dei singoli circoli: ok. Altri si stanno recando agli uffici elettorali dei Comuni! (E vorrei vedere la faccia dei dipendenti comunali…): ok. Tutto questo in nome di non si sa ben cosa, visto che nelle precedenti primarie mai s’era ideato un sistema così farraginoso. All’obiezione che dovremo controllare meglio “chi entra in casa nostra” rispondo subito: non è riducendo l’accesso al voto che si riducono le eventuali infiltrazioni, E’ L’ESATTO CONTRARIO! Chi ha interessi che non siano quelli della condivisione politica del progetto di centrosinistra, non si faranno certo intimidire dalle regole astruse, chi viene pagato per inquinare il voto, ancora meno! Si ottiene come risultato il calo della partecipazione, che in un  periodo di diffidenza verso la politica come questo è davvero come tirarsi la zappa sui piedi. Calando la partecipazione degli elettori veri ma meno fidelizzati alla macchina dell’organizzazione e meno propensi a seguire tutti gli step regolamentari, si ottiene l’aumento dell’influenza percentuale di quei voti “falsi” che fisiologicamente ci saranno comunque con qualsiasi regolamento! Resta da sperare che questo regolamento rimanga un caso isolato e che il grande spirito di partecipazione del “popolo delle primarie” sia più forte di certe burocrazie anche in un momento delicato come questo.

“Four more years”

Entusiasta per la vittoria di Obama andata oltre ogni aspettativa: ha vinto nel voto popolare, i democratici hanno incrementato la maggioranza al Senato e persino ridotto lo svantaggio al Congresso. Pur dovendo trattare in Parlamento con i repubblicani in questi “four more years” Barack Obama avrà modo e tempo per mantenere le sue promesse, senza alibi nè scuse. Le aspettative che gravano su di lui sono persino maggiori rispetto a 4 anni fa. Vincere non è difficile, lo è confermarsi. Viste le imponenti sfide che sia America che Europa si trovano davanti, alla fine di questo suo secondo mandato tutti i democratici e i progressisti del mondo o pagheranno un suo eventuale fallimento oppure (come credo) gioveranno del suo successo. Forward!

Ma domani si vota negli States o in Europa?

Comunque è una bella palla: ogni 4 anni, puntualmente, dover disperatamente fare il tifo perchè le elezioni americane siano vinte da un futuro presidente ragionevole piuttosto che un repubblicano, super-conservatore, trasformista, guerrafondaio ed iper-sviluppista che renderebbe le cose più difficili, non solo agli americani, ma anche a noi europei. E dire che a noi italiani dovrebbero interessare di più chi vincerà, ad esempio, le elezioni in Germania l’anno prossimo, ma siccome in Germania le differenze tra uno schieramento e l’altro non sono così catastroficamente estreme, siamo al punto che le elezioni americane sono paradossalmente più sentite in Europa che negli USA. Tant’è che qua facciamo le dirette notturne per seguire l’andamento dello scrutinio, e là va a votare solo il 45% degli aventi diritto…vabbè.